Ocalan: se Erdogan vuole negoziare pace con il Pkk in sei mesi
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Ocalan: se Erdogan vuole negoziare pace con il Pkk in sei mesi

Il leader del partito curdo dei lavoratori lancia un messaggio dal carcere dove è in isolamento da 15 anni

Il fondatore del Partito dei Lavoratori curdo (Pkk) Abdullah Ocalan
Il fondatore del Partito dei Lavoratori curdo (Pkk) Abdullah Ocalan
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12 Settembre 2016 - 18.02


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La domanda non è se c’è disponibilità da parte dei curdi, quanto se il sultano Erdogan sarà pronto ad ascoltare: infatti mentre si intensificano gli scontri tra esercito turco e militanti curdi nel sudest del Paese e il bilancio delle vittime si aggrava costantemente, il fondatore del Partito dei Lavoratori curdo (Pkk) Abdullah Ocalan fa sentire la sua voce a favore della pace dalla prigione di Imrali, nel Mar di Marmara, nella quale è detenuto in isolamento dal 1999. “Se lo Stato è pronto a negoziare, un accordo di pace potrebbe essere raggiunto in sei mesi”, ha fatto sapere Ocalan attraverso il fratello Mehmet, dopo che le autorità turche hanno concesso al leader curdo una visita familiare in occasione della celebrazione religiosa dell’Eid al-Adha. Non succedeva dall’ottobre 2014.
Davanti ad una folla di sostenitori a Diyarbakir, città nel sudest della Turchia con una massiccia presenza curda, Mehmet ha riferito le parole del fratello: “Anche se dovesse continuare per 80 anni, la guerra civile tra il governo turco e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) non porterebbe a nessuna soluzione. Abdullah Ocalan ha riproposto al governo di intraprendere un serio processo di pace”. L’apertura non ha risparmiato tuttavia qualche stoccata al governo turco: “Se lo Stato avesse affrontato seriamente la situazione, la questione curda sarebbe già risolta. E si trattasse di uno Stato di diritto, ad Ocalan sarebbero stati garantiti i suoi diritti”.
Mehmet Ocalan ha anche assicurato i sostenitori sulle condizioni del leader curdo: “Sta bene – ha detto – e augura a tutti un buon Eid al Adha”. Negli scorsi giorni diverse manifestazioni in Turchia e in Germania, a Colonia, erano state organizzate per chiedere conto della salute di Ocalan, mentre l’attuale guida del Pkk, Selahattin Demirtas, aveva minacciato: “Se non riceviamo notizie da Imrali e non risolviamo questa questione così sensibile, allora la tensione crescerà”. Alcuni, non avendo notizie, dubitavano persino che Ocalan fosse ancora in vita dopo il colpo di stato fallito lo scorso 15 luglio.
Ocalan non ha ricevuto visite per più di un anno, quando il 28 e il 29 aprile del 2015 ad una delegazione del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (Cpt) fu permesso un incontro. L’ultima visita familiare risaliva invece al 6 ottobre del 2014, quella di una delegazione del partito filo-curdo Hdp al 6 aprile 2015.

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