Hillary Clinton, con la vittoria schiacciante in California nell’ultimo super Tuesday delle primarie democratiche, ha ottenuto la nomination alla Casa Bianca. L’ex first lady è la prima donna nei 240 anni di democrazia americana a correre per la presidenza degli Stati Uniti. La Clinton, già certa ieri della vittoria, ha portato a casa la maggioranza dei delegati della California, lo stato più popoloso, ricco e culturalmente influente degli Usa, mettendo al sicuro la sua candidatura. Adesso a novembre sfiderà Donald Trump.
Con il voto in California – dove a scrutinio ancora non concluso Clinton è avanti del 61% -, muoiono definitivamente le speranze di Bernie Sanders per un ribaltone alla convention di luglio, con un cambiamento di fronte dei superdelegati. Hillary ha vinto non solo in California ma anche in tre degli altri cinque Stati chiamati al voto (New Jersey, New Mexico e South Dakota) cedendo a Sanders solo il Montana e il North Dakota (caucus).
Un finale trionfante per Hillary, tanto che già in serata il presidente Barack Obama, ormai prossimo a dare il suo endorsement al suo ex segretario di stato, ha telefonato ad entrambi per unire ora il partito: la sfida infatti adesso per i democratici è impedire l’elezione di Donald Trump.
Hillary: grazie a tutti, è la vittoria di tutti. Al Brooklyn Navy Yard di New York, i supporter della Clinton hanno accolto con gioia e orgoglio la vittoria nel super Tuesday. “Grazie a tutti, abbiamo raggiunto una pietra miliare, è la prima volta nella storia della nostra nazione che una donna sarà la candidata di un partito importante”, ha esordito l’ex first lady. “La vittoria di questa notte non è di una persona sola, appartiene a generazioni di donne e di uomini che si sono battuti e si sono sacrificati e hanno reso possibile questo momento”, ha proseguito. Poi Hillary ha teso la mano al senatore del Vermont, complimentandosi con lui “per la sua straordinaria campagna”, per aver portato al voto milioni di nuovi elettori, soprattutto giovani, per “il dibattito vigoroso sulle ineguaglianze”.Poi si è concentrato sul suo nuovo avversario, Donald Trump, considerato “caratterialmente inadatto a fare il presidente e il commander in chief”.
Sanders non molla: avanti fino a luglio. Nonostante la sonora batosta, il senatore Sanders da Santa Monica ha annunciato la volontà di non mollare nella corsa alla nomination democratica per la Casa Bianca: “Combatteremo per vincere le prossime primarie di Washington e porteremo avanti la nostra battaglia fino alla convention di Filadelfia”.
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