Migranti: il Papa va a Lesbo, la Merkel a omaggiare Erdogan
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Migranti: il Papa va a Lesbo, la Merkel a omaggiare Erdogan

La Turchia (che ospita 2,7 milioni di profughi) merita di più. La delegazione europea non ha fatto altro che celebrare Erdogan davanti a giornalisti di tutto il mondo

Migranti: il Papa va a Lesbo, la Merkel a omaggiare Erdogan
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27 Aprile 2016 - 11.26


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Le due facce dell’Europa: c’è chi (il Papa) va a fare visita ai profughi sull’isola di Lesbo portando conforto e preghiera, e chi (la cancelliera tedesca Angela Merkel e altri alti funzionari europei tra cui presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans) va in visita in un campo di accoglienza per migranti sul confine turco-siriano per celebrare Recep Tayyip Erdoğan, l’alleato dell’Europa – così lo chiamano.

Certo, entrambe le visite (Lesbo e Nizip) avevano l’obiettivo di conoscere da vicino le condizioni dei migranti in Grecia e in Turchia, ma la delegazione europea ha fatto tutt’altro. Come si legge nell’articolo di Fulvio Scaglione pubblicato su [url”Micromega”]http://temi.repubblica.it/micromega-online/merkel-e-tusk-tra-i-profughi-uno-spettacolo-osceno/#.VyB7SJVCkgw.twitter[/url]: “Il premier del più potente Paese dell’Unione Europea, la Germania, e l’uomo che più rappresenta l’Unione stessa, quel Tusk che presiede il Consiglio europeo, non sono andati a vedere i luoghi dove l’Europa soffre e dove più si mostra incapace di essere, appunto, Europa. Lì c’è andato il Papa. Loro sono andati a celebrare un alleato, la Turchia, e a siglare un patto politico. Tra ragazze in costume e mazzi di fiori, come se fosse stata l’inaugurazione di un traforo”.

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Per il giornalista si tratta di una “doppia oscenità”. Perché è stata la dimostrazione di una “totale incapacità degli europei. Ci si racconta, per mettere a posto la coscienza, che questa ondata migratoria è un’emergenza mai vista, uno tsunami inaffrontabile. Ma non è vero. Da almeno trent’anni il 3% circa della popolazione mondiale è migrante. Aumenta la popolazione, aumentano i migranti e nei decenni la percentuale resta più o meno inalterata. Nulla di nuovo, dunque. Finché riguardava gli altri, il problema per noi non esisteva. La novità, semmai, sta nel fatto che per la prima volta ci tocca in prima persona. Ma l’Unione Europea non sarebbe lì proprio per quello? Per proteggere l’interesse collettivo quando un qualche evento lo mette a rischio?”.

Ormai in Europa pensiamo solo a ereggere muri, barriere che ci divino anche dai nostri “cugini”. Ognuno pensi per sé, e degli altri…beh, come si direbbe nel Pd, #ciaone!. “A cominciare dalla Germania della Merkel, che si era fatta due conti con il calo demografico e le esigenze della macchina produttiva tedesca e sperava di metter tutto a posto con gli immigrati dalla Siria. Non sono i muri a far crollare l’Europa. È il crollo politico, morale, organizzativo dell’Unione a far sorgere i muri”, si legge ancora.

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E ancora: “Mentre la Merkel e Tusk si aggiravano sorridenti a Gazantiep, due noti giornalisti turchi, Can Dundar ed Erdem Gul, andavano sotto processo per aver rivelato che la Turchia consegnava armi all’Isis. E con loro si aggirano nel girone infernale della giustizia turca anche molti accademici che avevano firmato una petizione per la pace. Negli stessi giorni, l’attore tedesco Jan Bohmermann ritirava il proprio programma dalla Tv tedesca dopo aver saputo che il Governo della Merkel aveva acconsentito alla richiesta del Governo turco, deciso a portare Bohmermann in tribunale per una sua canzone satirica su Erdogan”.

Forse la Turchia – non quella di Erdogan – ha diritto a qualcosa di più, visto che con 78 milioni di abitanti, ospita oggi 2,7 milioni di profughi e migranti cioè “1 profugo o migrante ogni 29 abitanti. In Libano si viaggia alla media di 1 profugo ogni 4 abitanti, in Giordania di 1 ogni 10. E la Ue, per Libano e Giordania insieme, ha stanziato 1 miliardo per il biennio 2016/2017. Ma, certo, da lì è un po’ più difficile che i profughi arrivino a disturbarci”.

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