Donald Trump non piace ai leader internazionali. Così Hillary Clinton e Bernie Sanders si alleano contro di lui perché “preoccupa” i capi di stato stranieri. I due candidati democratici alla Casa Bianca fanno fronte comune nell’attaccare il tycoon, ma si spaccano sulla pena di morte.
Pena di morte. Rispondendo alla domanda di un ex detenuto, nel braccio della morte per 39 anni per un crimine non commesso e poi scarcerato, Hillary si dice favorevole alla pena capitale in casi limitati: deve essere una competenza non statale ma federale, e usata contro i terroristi.
Immediata la replica di Sanders: “c’è già tanta violenza nel mondo. Sono contro la pena di morte”.
La coalizione. Ma contro Trump è fronte compatto. Hillary condanna il suo incoraggiamento alla violenza. “Sta conducendo una campagna cinica di odio e paura per una ragione: ottenere voti. Incoraggia i suoi sostenitori a picchiare chiunque e’ in disaccordo con lui” afferma l’ex First Lady, sottolineando di essere fra i democratici “la più preparata e pronta” a sfidare e battere Trump. “Non sono nuova nell’arena nazionale. Sono 25 anni che i repubblicani'” se la prendono “con me. Non c’è nulla che non abbiano gia’ detto su di me”. Hillary si spinge anche oltre, e afferma di aver ricevuto messaggi privati da leader stranieri che chiedevano di appoggiarla nella speranza di sconfiggere Trump.
Trump “è un bugiardo patologico” le fa eco Sanders, rispondendo ai ripetuti attacchi del tycoon che ha puntato il dito contro i sostenitori di Sanders per le tensioni e gli scontri durante i suoi comizi. “Trump deve dire ai suoi che la violenza nel processo politico è inaccettabile'” aggiunge il candidato democratico, precisando che “nessuna persona razionale parla di muri intorno agli Stati Uniti”. Assicurando di tutelare la classe media, Sanders annuncia un tassa sulla speculazione di Wall Street per ridurre le rette dei college e rendere l’istruzione più accessibile. “E’ ora che Wall Street aiuti la classe media di questo paese” mette in evidenza Sanders, spingendo per una smilitarizzazione della polizia. “Ogni agente che infrange la legge deve essere ritenuto responsabile”.
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