[b]Entrambe le orecchie [/b]di Giulio Regeni sono state mozzate, nella parte alta. Sul corpo del giovane ricercatore friulano ci sono decine di “piccoli tagli”, anche sotto la pianta dei piedi. A Regeni è stata strappata un’unghia della mano e una del piede. “Ci sono segni di piccoli tagli sia nella parte anteriore che posteriore del corpo”. Tra le diverse fratture riscontrate anche quella delle scapole. Da fonti investigative italiane si apprende che né il telefonino né il passaporto di Giulio Regeni sono stati trovati dagli inquirenti che indagano sulla morte, al Cairo, del giovane ricercatore italiano. Sia il passaporto che il cellulare potrebbero essere stati distrutti, o comunque fatti sparire, dai responsabili dell’omicidio di Regeni. Intanto, il team di carabinieri e polizia che si trova al Cairo è in attesa di entrare in possesso della documentazione dell’inchiesta egiziana: gli investigatori hanno chiesto di acquisire ogni atto – testimonianze, tabulati telefonici, rilievi – e l’auspicio è che la consegna possa arrivare nell’arco di 24-48 ore. Prima di allora, spiega la fonte, sarebbe azzardato avanzare ogni ipotesi.
Secondo l’autopsia Giulio Regeni è morto circa 10 ore prima del ritrovamento. Quindi, mentre sui giornali se ne scriveva e veniva cercato al Cairo, il giovane dottorando era ancora vivo, detenuto-desaparecido nelle mani di chissà chi. Nelle mani di torturatori che con tecniche da corpo paramilitare o da servizi segreti di quest’epoca nuova della ferocia senza limiti, gli hanno strappato le unghie da mani e piedi, gli hanno mozzato le orecchie e poi lo hanno finito con un colpo secco in rotazione della testa. Come avrete visto chissà quante volte nei film.
In mano di quali professionisti del crimine era questo ragazzo? In quale prigione più o meno clandestina in cui si esercita la repressione brutale nei confronti dei dissidenti? Era in una zona grigia in cui si portano avanti le operazioni sporche? Luoghi istituzionali ma inesistenti? L’Italia ringrazia addirittura Al Sisi che ha contribuito a far trovare i resti. Perbacco. Eppure l’impressione è che il desaparecido massacrato per nove giorni, sia rimasto extragiudizialmente nelle mani di persone addestrate a estorcere informazioni con la tortura. Persone che a un certo punto devono aver avuto l’ordine di farlo fuori e addirittura di farcelo trovare.
Regeni, Egitto: basta insinuazioni senza prove
“Le autorità egiziane offrono la massima collaborazione ai funzionari investigativi italiani presenti attualmente in Egitto. Il governo egiziano sa che la morte dello studente Giulio Regeni rappresenta un evento di importanza rilevante per tutta l’Italia, sia per il governo sia per l’opinione pubblica”. E’ quanto ha detto l’ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy. “Sarebbe opportuno evitare di arrivare a conclusioni affrettate relative alle indagini in corso o fare delle accuse e insinuazioni ingiustificate e senza prove”. L’ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy, ha confermato che la delegazione investigativa italiana ha svolto “incontri importanti con la controparte egiziana”. “L’obiettivo di questi incontri – ha aggiunto – è di svelare la dinamica della morte dello studente italiano ed individuare e punire i reali responsabili di questo atroce crimine”.
I pm della Procura di Roma hanno ascoltato i genitori di Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso in Egitto, ed anche alcuni suoi amici. Nel corso del colloquio con il pm Sergio Colaiocco, il padre e la madre del giovane avrebbero riferito che il figlio non aveva mai fatto cenno a rischi imminenti per la propria incolumità, ma che era consapevole di trovarsi in una realtà difficile dal punto vista politico soprattutto nei giorni in cui cadeva l’anniversario della rivoluzione di piazza Tahir.
Il NYT: gli Usa solleveranno caso con Egitto
Il caso Regeni potrebbe essere sollevato in incontri tra esponenti Usa e egiziani. Il New York Times ha ricordato come sono previste in questi giorni una visita del ministro degli Esteri egiziano Shoukry a Washington, dove vedrà Kerry, e una missione al Cairo dell’incaricata del Dipartimento di Stato Usa per i diritti umani. “E’ probabile che si parli del caso visto da molti come un altro segnale allarmante di abusi da parte della forze di sicurezza in un Paese dove detenzioni arbitrarie e torture stanno diventando sempre più comuni”.
I funerali si terranno venerdì a Fiumicello: l’invito rivolto a coloro che parteciperanno ai funerali è di fare opere di bene e di non di portare fiori. E’ questa la volontà della famiglia Regeni, che provvederà poi a distribuire i beni ai bisognosi.