Iraq, parte l'offensiva dei peshmerga contro l'Is per liberare Sinjar

Città simbolica presa dallo Stato Islamico dall'agosto 2014. In campo anche combattenti yazidi sostenuti da raid aerei della coalizione Usa.

Isis, i peshmerga lanciano maxi offensiva per liberare Sinjar
Isis, i peshmerga lanciano maxi offensiva per liberare Sinjar
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12 Novembre 2015 - 09.50


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I peshmerga curdi con al loro fianco i combattenti yazidi hanno lanciato un’offensiva per liberare la città di Sinjar, nell’Iraq settentrionale, controllata dall’agosto del 2014 dal sedicente Stato Islamico. L’Is ha ucciso e ridotto in schiavitù migliaia di yazidi che abitavano la zona.

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La coalizione.Accerchiare la città, prendere il controllo delle vie usate dall’Is per i rifornimenti e creare una zona cuscinetto per proteggere gli abitanti dal fuoco di artiglieria. Questo è lo scopo dell’operazione ‘Free Sinjar’, sostenuta dai raid aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Questo è quanto si legge in un comunicato del Consiglio della sicurezza nazionale curdo. L’offensiva viene supervisionata personalmente dal presidente del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani, che è anche capo del Partito democratico del Kurdistan che altri gruppi nell’area accusano di voler monopolizzare il potere. Molti yazidi hanno perso la fiducia nel Partito democratico del Kurdistan quando questo non è riuscito a proteggerli dall’avanzata dell’Is nell’agosto dello scorso anno.


La città.
Sinjar è una città simbolica, un tempo abitata da una maggioranza di yazidi, ma anche strategica, in quando si trova tra Mosul e Raqqa, i due bastioni dell’Is in Iraq e in Siria. Nella notte la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha bombardato le zone di Sinjar in mano all’Is, mentre circa 7.500 uomini delle forze speciali curde, dei peshmerga e degli yazidi sono arrivati in convoglio militare dalle montagne per combattere.
Le forze curde e i militari Usa ritengono che a Sinjar si trovino circa 600 jihadisti dell’Is, in quanto diversi miliziani sono giunti proprio con l’intento di fronteggiare l’offensiva curda attesa da settimane, ma più volte rinviata per frazioni interne e per il maltempo.

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