Ormai sembra essere l’ipotesi più plausibile: a far esplodere l’aereo russo precipitato nel Sinai sarebbe stata una bomba piazzata dentro una valigia o un bagaglio a mano. A riferirlo sono fonti dell’intelligence Usa citate dalla Cnn che precisano come l’attentato potrebbe essere stato portato a termine dall’Isis o da un gruppo affiliato.
Insomma un bagaglio portato a bordo anche grazie alla complicità di un impiegato dell’aeroporto di Sharm el-Sheik e alla mancanza di controlli nello scalo della località turistica egiziana. Sempre secondo la fonte, la causa dell’esplosione si potrà sapere solo dopo l’analisi dei frammenti trovati sui corpi delle vittime e sui resti dell’aereo. L’esperto ha poi confermato che le scatole nere hanno registrato un rapido calo di quota.
“L’esplosione è stata forte, – ha dichiarato la fonte, che ha desiderato rimanere anonima – si sono disattivati contemporaneamente tutti i motori, cosa che ha provocato l’incendio e la distruzione del velivolo”.
Intanto, mentre proseguono i riconoscimenti delle vittime, sono state estese a un’area di 40 chilometri quadrati le ricerche nella zona in cui giacciono i resti dell’Airbus precipitato. Lo ha annunciato il ministro delle Situazioni di emergenza russo Vladimir Puchkov.
Inoltre, il lampo di calore rilevato dal satellite a infrarossi Usa al momento dell’incidente dell’aereo russo nel Sinai, è stato intercettato in aria. Lo riferiscono funzionari del Pentagono alla Cnn. Questo – sostengono – significa che è escluso che l’aereo sia stato abbattuto dal missile, “ma l’opzione su una possibile bomba rimane aperta”.