Ricordate i giorni più drammatici dell’ondata di migranti che cercavano scampo in Europa? I giorni del profugo siriano sgambettato dall’operatrice televisiva ungherese? O del bambino di Kobane affogato sulle coste turche? Allora i propagandisti dell’Isis diffusero decine di video per mostrare come l’Europa trattase con disumanità i profughi; come si vivesse in pace e prosperità nelle città controllate dal Califfato e, quindi, che non era alcuna necessità di fuggire. E messaggi di cittadini o esponenti dello Stato Islamico che spiegavano come i profughi stessero scappando in quello che ai loro occhi era il regno dell’ateismo e della fornicazione.
In questi giorni della nuova Intifada i propagandisti dello Stato Islamico stanno facendo la stessa cosa: in rete sono stati diffusi molti filmani che esaltano la nuova rivolta palestinese, ma nell’evidente intento dell’Isis di tentare di mettere un cappello sulla rabbia palestinese e proporsi come la vera forza in grado di portare alla vittoria.
Nei video, infatti, oltre all’esaltazione delle azioni violente contro gli israeliani, c’è una grande attenzione nel presentare Abu Mazen come un venduto agli americani e succube di Tel Aviv; Hamas (sunniti) come una forza troppo condiscendente verso l’Iran (sciiti) che a sua volta è presentato come un paese non ostile agli ebrei. E così via.
Tutti venduti, tutti corrotti. L’unica speranza è lo Stato Islamico.
Difficile dire quanto questi messaggi possano avere effcacia. Certo è che l’esasperazione palestinese è un boccone ghiotto per i seguaci di al-Bagdhadi. E anche questo fronte non deve essere sottovalutato.