Brasile, non solo Olimpiadi: da anni la polizia compie violenze sui bambini
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Brasile, non solo Olimpiadi: da anni la polizia compie violenze sui bambini

Il Comitato denuncia che le violenze e le esecuzione della polizia pacificatrice continuano indisturbate, sfidando le denunce degli organi sovranazionali, oltre i grandi eventi.

Brasile, non solo Olimpiadi: da anni la polizia compie violenze sui bambini
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14 Ottobre 2015 - 14.09


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Un monitoraggio costante delle condizioni dei minori in Brasile, un rapporto steso periodicamente dal Comitato sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite. Il più recente è stato pubblicato pochi giorni fa, e la denuncia più grave in esso contenuta riguarda le azioni delle forze dell’ordine: dell’Unidade de policia pacificadora, la cosiddetta polizia pacificatrice, introdotta nelle favelas nel 2008 per arginare il potere dei narcotrafficanti, e del Batalhão de operações policiais especiais, il battaglione per le operazioni speciali di polizia, specializzato in azioni di guerriglia urbana, sempre nelle favelas, nato nel 1978. “Il Comitato – si legge – è molto preoccupato riguardo l’alto numero di esecuzioni extra giudiziarie di minori da parte di queste forze dell’ordine durante le operazioni di pacificazione. I militari prendono di mira soprattutto i bambini che vivono per strada e in favela, e le loro azioni restano impunite”. Esecuzioni cominciate, insomma, molti anni fa ma che continuano, sfidando le denunce degli organi sovranazionali. Il rapporto, infatti, parla anche di torture e sparizioni forzate di bambini; arresti arbitrari di minori; violenze nelle macchine della polizia e negazione dell’accesso all’assistenza legale e medica; molestie sessuali e violenza fisica ai danni di ragazzine da parte dei militari durante le operazioni di pacificazione. E i bambini di strada, secondo il Comitato, non sarebbero solo potenziali vittime della polizia pacificatrice, ma anche dei narcotrafficanti e di chi gestisce lo sfruttamento minorile.

“Alcuni pensano che gli omicidi di bambini siano legati ai grandi eventi – spiega Marco Loiodice, cooperante che per due anni ha lavorato per la onlus italo-brasiliana Il sorriso dei miei bimbi proprio a Rio, in Rocinha, la favela più grande del Sudamerica, alle spalle della spiaggia di Ipanema –. Ma non è così: le violenze delle forze dell’ordine nei confronti dei bambini sono anni che vanno avanti. Le esecuzioni sono avvenute, avvengono e avverranno, purtroppo, indipendentemente dagli eventi sportivi. Non sottolineare questo dato è far passare la violenza reale in secondo piano. Ed è scorretto in primis nei confronti dei piccoli, sui quali si accende la luce solo in certe occasioni”.

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Poi certo, esistono anche violazioni di diritti che si fanno più dure con l’avvicinarsi dei grandi eventi. Gli sfratti, per esempio. In vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro (in calendario dal 5 al 21 agosto 2016), “Il Comitato è allarmato per la violenza fisica nei confronti dei minori, incluso lo sproporzionato uso di gas lacrimogeno e spray al peperoncino durante gli sfratti eseguiti per fare spazio a nuovi progetti – come nuovi stadi – per le Olimpiadi 2016, una situazione già venutasi a creare prima della Coppa del Mondo 2014”. Secondo l’Onu, sono state 250 mila le persone sfrattate per costruire nuove infrastrutture, tra Mondiali e Olimpiadi. Spesso, gli sfratti hanno luogo senza preavviso: la famiglia resta senza casa, i bambini smettono di andare a scuola, non sanno a chi rivolgersi nel caso di necessità mediche. Per questo, il Comitato chiede al governo brasiliano tempistiche migliori e alternative per i nuclei sotto sfratto. “Questa purtroppo è la prassi – spiega Loiodice –. Sfratti secondo queste modalità ne sono sempre avvenuti, e ne avverranno ancora a lungo”.
In concomitanza con i maxi eventi, poi, aumentano vertiginosamente i numeri legati allo sfruttamento sessuale. Nel rapporto il Comitato plaude alla norma introdotta lo scorso anno che considera lo sfruttamento sessuale atroce crimine, e apprezza le iniziative volte a frenare il turismo sessuale, sempre crescente in concomitanza con le grandi manifestazioni. Ma denuncia gli abusi su minori a scuola, in famiglia, nelle stazioni di polizia e nei luoghi di detenzione: “I minori costretti a prostituirsi sono sempre di più: questo è reso possibile dal coinvolgimento delle agenzie turistiche, degli hotel e degli stessi taxi. È così oggi, è stato così in occasione dei Mondiali: e chi ne ha approfittato non ha avuto conseguenze”. L’Onu spiega che la prostituzione minorile è affrontata solo in termini emergenziali, senza tentare invece un approccio strutturale: “Come è stato per la Confederation Cup del 2013, i ragazzini di strada in occasione dei maxi appuntamenti sono provvisoriamente sistemati in rifugi, accoglienza che termina immediatamente dopo la fine dell’evento”. Il rapporto denuncia l’abuso di misure legate alle operazioni di ‘pulizia’ delle strade, soprattutto nel caso di minori in conflitto con la legge o dipendenti dalla sostanze stupefacenti: “Spesso sono confinati in strutture inadeguate alle loro esigenze di assistenza e cura, senza nemmeno che i loro genitori ne siano a conoscenza”.

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“Quanto denunciato dall’Onu l’ho constatato anche io dal vivo – continua Loiodice, autore del blog Finestra sulla favela –. E nel documento c’è molto altro: preoccupazioni e raccomandazioni su scomparse e uccisioni di giornalisti, sulle carenze di acqua e cibo in certe aree, sul degrado ambientale, sulla carenza dell’accesso ai servizi sanitari e dell’educazione in particolare da parte di nativi, afro-brasiliani e abitanti delle aree rurali, sulle cracolândias, le terre del crack. Ma sbaglia chi pensa che i problemi del Brasile non siano anche nostri: quanti europei andranno a Rio per assistere a un maxi evento, affittando anche esperienze sessuali da bambini?”. In effetti, secondo l’ultimo rapporto di Ecpat Italia, organizzazione che si batte contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, gli italiani (per lo più uomini) sono ai primi posti come clienti di bambini fatti prostituire in Paesi del Terzo Mondo: se prima in alcuni Paesi eravamo fra le prime 4-5 nazionalità, oggi siamo i più presenti in molti Paesi.
“Forse varrebbe la pena andare a conoscere di persona la bellezza e la durezza di una favela brasiliana – suggerisce Loiodice –. Magari aderendo al programma di turismo responsabile che da anni Il sorriso dei miei bimbi realizza in Rocinha: un tour in favela per toccare con mano tutte le sue contraddizioni, tenendo in massima considerazione la dignità dei sorridenti abitanti che, tra mille difficoltà, la abitano, e non vedono l’ora di farla conoscere a tutti”. (Ambra Notari)

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