Una ragazza danese di 24 anni guida per mare i rifugiati navigando per gli stretti ventosi che conducono in Svezia. Un rumeno, i cui antenati erano stati cacciati dalla loro patria, apre la sua casa ai migranti di oggi. Una ragazza porta penne e carta per bambini che dormono nella stazione ferroviaria di Milano. Mentre alcuni governi europei alzano muri di filo spinato lungo le frontiere e varano restrizioni delle norme in materia di asilo, molti cittadini comuni fanno quel che possono per far fronte a un afflusso di immigrati senza precedenti, e con la loro generosità offrono brandelli di speranza ai nuovi arrivati.
“L’Europa è il panettiere che a Kos dà il suo pane alle anime affamate e stanche. L’Europa sono gli studenti di Monaco e di Passau che portano i vestiti per i nuovi arrivati alla stazione ferroviaria. L’Europa è il poliziotto austriaco che accoglie i rifugiati e li aiuta ad attraversare il confine – ha detto il presidente dell’Unione, Jean-Claude Juncker- questa è l’Europa i cui voglio vivere”.
La lunga tradizione dei gruppi di aiuto ed forum on-line appena creati stanno lavorando insieme e senza sosta per aiutare lì dove i governi non possono, o non vogliono farlo, ma i singoli atti di gentilezza sono quel che molti migranti ricorderanno, “Benvenuti. Volete andare in Svezia?” Annika Holm Nielsen e Calle Vangstrup accolgono i profughi alla stazione ferroviaria principale di Copenaghen con un cartello che mostra questo messaggio, ed offrono loro di navigare fino alla Svezia, dove le politiche di asilo sono più amichevoli. La traversata dura solo un paio di ore con buoni venti e conduce fino a Malmö, ma per i richiedenti asilo potrebbe essere la fine di un lungo e pericoloso viaggio. Il loro primo passeggero è stato un rifugiato siriano esausto, durante la traversata era troppo nervoso per mangiare o dormire, fino a quando è giunto vicino alla riva. “Danimarca e la Svezia sono molto simili, ma se si parla di rifugiati si tratta di società completamente diverse”, spiega Holm Nielsen mentre si rifornisce di carburante per un altro viaggio. “Se sei un rifugiato in Danimarca, vieni trattato come un problema.”
Molti altri danesi hanno aiutato i rifugiati a passare il confine in auto, treno o barca, nonostante il rischio di essere arrestati per contrabbando. Nielsen e Vangstrup hanno deciso di apparire in pubblico per sensibilizzare e incoraggiare gli altri a fare lo stesso. Nel 1943, la popolazione aiutò più di 6.000 ebrei danesi ad attraversare in barca lo stretto di Oresund, tra Danimarca e Svezia , quando si era diffusa la voce che le autorità naziste volevano mandarli tutti nei campi di concentramento. Oggi però Vangstrup lamenta l’aumento dei sentimenti xenofobi e del peso dell’ estrema in alcuni ambienti europei. “Il mondo non va certamente meglio”, dice.
In Romania, uno studente era in treno ascoltando “Imagine” di John Lennon quando gli è venuta un’idea: accogliere i migranti siriani nella sua casa di famiglia. La loro condizione ha ricordato a Tudor Carstoiu, 26 anni, quella dei suoi antenati, suo nonno, la prozia ed i bisnonni erano stati due volte costretti ad abbandonare la loro casa nella Romania settentrionale occupata dalle truppe sovietiche durante la seconda guerra mondiale. La famiglia era riparata in Polonia, Germania e Ungheria prima di stabilirsi in Romania. Sei anni fa, Carstoiu si è trasferito a Milano, dove si è laureato ed è diventato consulente in telecomunicazioni. “Voglio che i migranti si sentano a casa in Romania, nello stesso modo in cui mi sento a casa in Italia”, conclude.
Carstoiu disprezza la posizione della Romania, che è stato uno dei quattro membri della UE a votare contro il piano di distribuzione dei richiedenti asilo in tutto il blocco dei 28 membri, ma in una delle nazioni più povere della UE le sue idee trovano scarso supporto. Il giovane non ha ancora risolto il problema di accogliere una famiglia nel suo trilocale casa di famiglia nel piccolo villaggio di Silindia, ma sta lavorando in Italia alla creazione di una organizzazione non governativa in Italia per coordinare l’assegnazione di alloggi e altri aiuti per i migranti, e vuole raggiungere i rifugiati direttamente attraverso i social media. Opportunamente, ricorda che la sua casa è stata ristrutturata con i soldi ottenuti da un fondo di restituzione delle proprietà perse durante la Seconda guerra mondiale, e mentre i politici romeni temono che gli immigrati non sarebbero integrare, Carstiou rileva che milioni di romeni come lui sono emigrati negli ultimi anni, e ci sono ampiamente riusciti. “ Alcuni leader politici vogliono costruire barriere – continua – io voglio costruire ponti”.
Molti greci finanziariamente malconci risentono del numero senza precedenti di persone affamate che arrivano sulle loro isole più orientali, ma molti altri stanno aprendo le dispense. C’è il panettiere, citato da Juncker, che ha distribuito il pane per i profughi sull’isola di Kos. Nella vicina Lesbo, il sacerdote Efstratios Dimou ha fondato e gestisce un ente di beneficenza che fornisce cibo, vestiario e un posto per riposare. E ‘morto il mese scorso, ma i suoi fedeli portano avanti il lavoro. Ad Atene, i migranti che dormono in una piazza della città ricevono tutti i giorni visite da residenti che portano qualcosa da mangiar o qualcosa da indossare. Anche gli stranieri stanno giocando un ruolo: Eric e Philippa Kempson, britannici che vivono a Lesbo, contribuiscono a portare a riva centinaia di migranti ogni settimana,e quando approdano li salutano con acqua e mele. Eric Mills, un nativo della California che ora vive a Barcellona, era in viaggio in Turchia, quando si rese conto della gravità della crisi, e ha trovato un modo per aiutare i migranti sulla piccola isola greca di Symi. Lui e un amico si alzano prima dell’alba e trascorrono diverse ore al giorno a preparare e servire pasti a centinaia di affamati nuovi arrivi. Il suo spirito di volontariato si è risvegliato, e adesso spera di motivare anche amici negli Stati Uniti e in Spagna “a darci dentro, trovando il modo di sovvenzionare o comunque aiutare i rifugiati a trovare rifugio in Europa, magari una famiglia alla volta” .
Gli aiuti mirati sono spesso i più utili: nel porto francese di Calais, Brigitte Lips ha caricato per anni alle prese del suo garage i telefoni cellulari dei migranti, per le persone che vivono nei campi circostanti questo è il solo modo per rimanere in contatto con le loro famiglie e il mondo esterno. Ma ci sono altri esempi : il primo ministro di Finlandia sta aprendo la sua seconda ai profughi, lo farà dal1 gennaio dopo che la sua famiglia si sarà trasferita nella residenza ufficiale del primo ministro ad Helsinki. Dopo la chiamata Papa Francesco, a Poznan il sacerdote polacco Radoslaw Rakowski ha esortato dal pulpito ad ospitare le famiglie , e la sua chiesa ha raccolto 24.000 “zloty” (6.500 euro) per affittare appartamenti. Un siriano che vive a Poznan si è offerto come interprete, un’altra famiglia ha offerto di insegnare loro polacco, un’altra ancora di prendersi cura dei bambini quando i genitori sono impegnati con le incombenze amministrative.
In Croazia, dove le tensione sono saliti alle stelle lungo il confine con la Serbia, le persone le cui famiglie sono state costrette ad abbandonare le case nel corso delle guerre balcaniche del 1990 adesso sono tra quelle che offrono cibo ai migranti.
Nella stazione ferroviaria di Milano, i volontari continuano ad aiutare i migranti dal 2013, giorno e notte. Un sacco di persone portano doni. Alice Chiappelli. 11 anni, ha portato carta e pennarelli per i bambini: si preoccupava per il loro umore ed ha voluto aiutarli a passare il tempo.
Fonte : Associated Press