Lavrov, il ministro degli esteri russo ha negato che i raid aerei russi in Siria abbiano obiettivi diversi da quelli dello Stato Islamico. Lo ha riportato Interfax precisando che Lavrov ha detto a New York di aver spiegato a John Kerry che “le voci secondo cui i bersagli di questi raid sarebbero obiettivi non Isis sono infondate”.
Qualche ora prima il segretario di Stato Usa, dopo il colloquio con Serghiei Lavrov all’Onu, aveva detto: “E’ imperativo trovare una soluzione per evitare una escalation al di fuori del controllo di tutti”. Lavrov ha definito il faccia a faccia con il segretario Kerry “un incontro costruttivo e utile dopo quello tra i [url”presidenti Putin e Obama”]http://www.globalist.ch/Detail_News_Display?ID=79260&typeb=0&lotta-all-isis-raid-congiunti-usa-russia[/url]” e ha assicurato: “faremo di tutto per evitare incidenti non voluti e siamo d’accordo sulla necessità di avviare un processo politico che porti a una Siria democratica e unita”.
Mogherini secondo l’altro commissiario agli affari esteri dell’UE: “Se l’obiettivo resta quello di attaccare l’Isis è bene farlo congiuntamente, o almeno in coordinamento”. Federica Mogherini, ha commentato i raid russi in Siria: “Gli obiettivi – ha detto – sono due e vanno insieme: lotta all’Isis e avvio di un processo politico di transizione in Siria”.
Mosca: elezioni libere dopo l’Isis L’ambasciatore di Russia in Francia, Alexandre Orlov, ha dichiarato stamattina di sperare in “elezioni libere e sotto controllo internazionale fra un anno in Siria, quando non avremo più a che fare con lo stato islamico”. Parlando ai microfoni della radio France Info, Orlov – richiesto di precisare le intenzioni di Mosca in Siria – ha detto di sperare in una “transizione democratica” a Damasco. Il dopo-Isis, per Orlov, passa attraverso “riforme, un dialogo con l’opposizione ed elezioni”. Le elezioni, ha precisato, dovranno essere “sotto controllo internazionale affinchè non ci siano dubbi sull’interpretazione dei risultati”.
Raid Russi Appena due giorni dopo il faccia a faccia tra Putin e Obama a New York, la [url”Russia lancia i primi raid”]http://www.globalist.ch/Detail_News_Display?ID=79312&typeb=0&raid-aerei-la-russia-in-guerra-contro-l-isis[/url]aerei in Siria, suscitando la dura reazione degli Usa, secondo cui Mosca sta usando la lotta al terrorismo come pretesto per colpire anche i ribelli sostenuti dall’Occidente che combattono contro Assad nelle province di Homs e Hama. Il segretario alla Difesa americano, Ash Carter, ha puntato il dito contro la Russia accusandola di “gettare benzina sul fuoco” e bollando il suo intervento militare come una vera e propria “aggressione”. E alcune fonti denunciano che le incursioni aeree russe hanno ucciso anche dei civili. Almeno 36, secondo l’opposizione siriana. Il ministero degli Esteri russo respinge le accuse con fermezza: si tratta di “guerra mediatica”, sostiene la portavoce Maria Zakharova. Mentre alcuni alti funzionari americani replicano che i jet russi hanno bombardato anche aree che non sono sotto il controllo dello Stato islamico e dove le forze governative devono affrontare l’avanzata dei ribelli.
Il Cremlino, in tutto questo, mantiene una certa ambiguità: “L’aviazione russa in Siria sta fornendo sostegno alle forze armate siriane, che stanno combattendo contro l’Isis e altri gruppi terroristici ed estremisti”, ha osservato Dmitri Peskov, portavoce di Putin, rispondendo alla domanda se Mosca classifica alcuni movimenti di opposizione siriana come “terroristi”. I caccia con la stella rossa sono decollati da una base nella regione costiera di Latakia poco dopo che – in una riunione a porte chiuse – il Senato russo aveva approvato all’unanimità la richiesta di Putin di autorizzare un intervento militare all’estero delle forze armate di Mosca. Un permesso che la Camera alta del Parlamento aveva concesso l’ultima volta nel marzo del 2014, cioè poco prima dell’annessione della Crimea. Questa volta però la Russia promette che userà solo forze aeree: “Senza partecipare a operazioni terrestri”, ha assicurato Putin, sebbene la presenza militare russa in Siria sia cresciuta notevolmente negli ultimi tempi, parallelamente all’aumento delle forniture di armi al controverso governo di Damasco.