Secondo gli investigatori che si stanno occupando del caso, è improbabile che gli autori dell’attacco nel centro di Bangkok (almeno 20 morti e 126 feriti – bilancio leggermente rivisto al ribasso dalle autorità) siano collegati a gruppi del terrorismo internazionale. Lo ha riferito una portavoce della polizia thailandese, precisando che le autorità sono arrivate a questa conclusione dopo avere consultato anche i servizi di intelligence stranieri.
Non ci sarebbero quindi indicazioni che l’obiettivo dell’attacco fossero cittadini cinesi. Alcuni avevano infatti ipotizzato che a mettere la bomba fossero stati estremisti degli uiguri, minoranza islamica che vive in particolare nella provincia occidentale cinese dello Xinjiang.
Il mese scorso, la Thailandia aveva costretto oltre 100 uiguri a tornare in Cina, dove gli attivisti per i diritti umani sostengono che siano perseguitati.
10 persone sospette, oltre metà straniere – Per adesso, comunque, sono “almeno 10”, di cui oltre la metà stranieri, e non solo tre come riferito ieri, i sospetti coinvolti nella strage. “Si tratta di una grossa cellula”, ha detto il capo della polizia Somyot Poompanmuang. Potrebbero essere i complici del principale indiziato.
“Le agenzia di sicurezza, in collaborazione con quelle dei Paesi alleati, sono giunte alla conclusione preliminare che sia improbabile che l’incidente abbia connessioni con il terrorismo internazionale”, ha detto il colonnello Winthai Suvaree uno dei protvaopce della giunta.
Il ragazzo con la maglia gialla ha lasciato il paese – Intanto il principale sospettato dell’attentato potrebbe già avere lasciato il Paese. Il portavoce della polizia ha precisato che “non è sicuro” dove sia in questo momento l’uomo ripreso dalle telecamere mentre lasciava uno zaino vicino al tempio di Erawan e che potrebbe anche non essere più in Thailandia.
“Stiamo raccogliendo riprese video, da ogni telecamera in questa zona, che risalgono fino a un mese fa”, ha aggiunto Prawut, ribadendo che il sospettato fa parte di una rete più grande.
La polizia thailandese ha anche chiesto il sostegno dell’Interpol. “Ancora non abbiamo ricevuto alcun feedback dall’Interpol – ha concluso Prawut – ma stanno cercando di aiutarci. Ogni paese sta cercando di aiutare”.