Assange: sono in pericolo, datemi asilo. La Francia: no

Il fondatore di Wikileaks, in una lettera pubblicata su Le Monde, ha chiesto aiuto alla Francia: Sono in pericolo. L'Eliseo però ha già respinto la richiesta.

Nella foto, Julian Assange
Nella foto, Julian Assange
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3 Luglio 2015 - 12.20


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“La mia vita è in pericolo”: con queste parole Julian Assange, fondatore di Wikileaks, ha chiuso la lettera indirizzata al presidente francese Hollande e pubblicata dal quotidiano francese Le Monde per chiedere asilo politico. Assange è attualmente rifugiato all’ambasciata dell’Ecuador a Londra e ha chiesto alla Francia di accoglierlo perchè solo il paese transalpino è “in grado di offrirmi la necessaria protezione contro la persecuzione politica di cui sono oggetto”, ha scritto. La richiesta è stata però respinta perché l’Eliseo “non intende dare seguito” alla richiesta del fondatore di Wikileaks, hanno fatto sapere fonti vicine al presidente francese.

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Assange ha ricostruito la sua vicenda personale e i suoi guai giudiziari, cominciati dopo la pubblicazione online di migliaia di documenti segreti. Ricercato negli Stati Uniti per aver reso pubblici documenti coperti dal segreto di stato, il fondatore di Wikileaks deve difendersi anche dall’accusa delle autorità svedesi per un’aggressione a sfondo sessuale che lo hanno costretto a trovare rifugio nell’ambasciata del paese sudamericano. Julian Assange ha sempre respinto le accuse arrivate da Stoccolma e ha sempre manifestato il timore che l’arresto in Europa potrebbe essere solo l’inizio di qualcosa di più grave: l’estradizione negli Usa.

Assange ha chiesto asilo politico alla Francia, dopo le rivelazioni di Wikileaks sullo spionaggio americano sui capi di Stato francese, che ha portato a una dura protesta da parte di Parigi nei confronti di Washington.

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La conclusione della lettera di Assange a Hollande. La mia vita è ora in pericolo, signor Presidente, e la mia integrità, fisica che psicologica, è ogni giorno che passa minacciata. Mentre stavo facendo di tutto per preservare la vita di Edward Snowden, diversi dipendenti britannici di WikiLeaks furono esiliati a Berlino. Mentre ci rivelano lo scandalo intercettazioni della NSA in Francia, i politici del Regno Unito hanno ammesso che l’assedio intorno all’ambasciata ecuadoriana era dovuto alla pressione degli Stati Uniti. Mentre creiamo una fondazione per sostenere gli informatori, Fondazione Coraggio, l’amministrazione statunitense moltiplica i procedimenti contro i giornalisti e le loro fonti, azioni che raggiungono intensità senza precedenti nella storia di questo paese. Mentre Bradley Manning è stato condannato a 35 anni di prigione per essere presumibilmente la mia fonte, dopo essere stato sottoposto a un trattamento inumano del relatore speciale delle Nazioni Unite Ho continuato il mio lavoro con l’organizzazione WikiLeaks per assicurarmi che nessuna fonte non potessea essere identificato a causa dei suoi legami con il mio lavoro, che è stato finora svolto con successo. Solo la Francia è ora in grado di offrirmi la necessaria protezione contro la persecuzione politica di cui sono oggetto”

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