“I governi di Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti condannano fermamente tutti gli atti di terrorismo in Libia. L’efferata uccisione di 21 cittadini egiziani, da parte di terroristi affiliati all’Isis, sottolinea ancora una volta l’impellente necessità di una soluzione politica del conflitto”. Queste sono le parole in una dichiarazione congiunta. Il processo di dialogo sponsorizzato dalle Nazioni Unite per la formazione di un governo di unità nazionale, “costituisce la speranza migliore per i libici”. La comunità internazionale “è pronta a sostenere pienamente un governo di unità nazionale per affrontare le sfide attuali della Libia”.
Intanto è stato annunciato che il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà domattina (ora di New York) per una seduta pubblica dedicata alla Libia, nel corso della quale il ministro degli esteri egiziano Sameh Shukri riferira’ sulla situazione. Skukri e’ arrivato a New York già ieri, per una serie di incontri con diversi membri del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in vista della riunione, riferiscono fonti al Palazzo di Vetro.
Nuovi raid – Altri sette raid con “decine di morti” sono stati compiuti dall’aviazione egiziana contro postazioni “roccaforti” dell’Isis a Derna, città nell’est della Libia, nella notte scorsa. Lo segnalano media egiziani citando fonti ufficiali libiche. Nelle incursioni condotte “da aerei egiziani e libici” c’è stato anche un imprecisato numero di feriti, ha sostenuto il comandante dell’Aviazione libica, Saqer al-Joroushi.
Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi “si è appellato al Consiglio di sicurezza” dell’Onu “ad adottare una risoluzione” per un “intervento internazionale in Libia”. Lo riporta in esclusiva il sito del quotidiano governativo egiziano Al-Ahram. Nell’intervista, diffusa anche da da Radio euro 1, Sisi ha sostenuto che “non c’è altra scelta” alla luce dell’ “accettazione da parte del popolo e del governo libico e il loro appello all’Egitto ad agire in questa direzione”. Ad una domanda se “ripeterà” i raid, il presidente egiziano ha risposto che “la situazione necessita una ripetizione in maniera corale”, riporta una sintesi dell’intervista.
Pinotti: nessuno vuole fare una crociata – “Nessuno vuole fare una crociata”. I cristiani abitano nelle zone minacciate dall’Isis, “ma gli appartenenti a tutte le minoranze religiose possono essere uccisi dal califfato, e su questo dobbiamo aiutare”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nel corso della registrazione della puntata di ‘Porta a porta’ in onda stasera.
E ha aggiunto: “Nessuno batte i tamburi di guerra o ha ambizioni interventiste. C’è però un problema per cui una Libia fuori controllo può diventare un altro punto di forza per l’Isis. Dobbiamo aiutare la Libia”. “Non voglio farmi mettere l’elmetto – ha detto il ministro – Le armi non vanno usate se non in un quadro in cui sai chi è l’obiettivo. Dobbiamo far sentire ai libici la responsabilità di un dialogo. Entrambi i governi libici dicono di voler combattere l’Isis: sulla base di questa intesa li si può aiutare”.
Intanto oggi si è tenuto un vertice a Palazzo Chigi sulla Libia con Matteo Renzi insieme ai ministri Gentiloni, Alfano e Pinotti, presente il sottosegretario Minniti, per fare il punto sulla situazione in Libia. Nel corso dell’incontro è stato ribadito l’impegno italiano per per una forte azione diplomatica in ambito Onu.
Meloni, bloccare arrivi barconi fino a sconfitta Isis – “Invece di perdere tempo Renzi si occupi della sicurezza degli italiani. Ormai la Libia è fuori controllo e l’Isis controlla le coste libiche. Questo significa che sono gli integralisti a decidere chi può partire e chi no, verso l’Italia con i famosi barconi. Fratelli d’Italia chiede il blocco totale dell’accoglienza fino a quando non sconfiggeremo Isis perché non possiamo consentire che dei terroristi facciano selezione all’ingresso dell’Italia e usino i barconi dei clandestini per far arrivare qui le loro cellule”. È quando ha detto, interpellata dai giornalisti alla Camera, il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
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