Ancora raid a Gaza: oltre 1190 vittime civili
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Ancora raid a Gaza: oltre 1190 vittime civili

Sono continuati tutta la notte i bombardamenti aerei, le vittime civili salgono a 1200.

Ancora raid a Gaza: oltre 1190 vittime civili
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29 Luglio 2014 - 09.20


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È salito a 23 il numero complessivo dei palestinesi rimasti uccisi a Jabalya (Gaza) nel bombardamento di una scuola dell’Unrwa (L’ente dell’Onu per i profughi). Lo affermano fonti mediche locali secondo cui la grande maggioranza delle vittime sono donne e bambini che avevano trovato rifugio in una classe. I feriti sono stimati in diverse decine; parte di loro versano in condizioni gravi. Inizialmente il bilancio si era attestao a 20 palestinesi che si erano rifugiati in una scuola dell’Onu e che erano rimasti uccisi all’alba di oggi da un bombardamento israeliano, nel nord della Striscia di Gaza. A renderlo noto erano stati i servizi di soccorso locali.

“Israele ha esaurito l’opzione militare”. Parola dell’ex presidente Shimon Peres che ha osservato che lo Stato ebraico deve lavorare per fare in modo che Gaza sia posta di nuovo sotto il controllo dell’Anp di Abu Mazen. Parlando con i giornalisti, Peres ha osservato che la soluzione alla crisi di Gaza deve essere diplomatica.

“Cinque cannonate” sono cadute nel perimetro della scuola dell’Unrwa (l’ente dell’Onu per i profughi) a Jabalya ed una di esse ha centrato una classe piena di sfollati. Lo ha affermato un portavoce dell’Unrwa, Adnan Abu Hasna, secondo cui nella scuola ci sono “circa 20 morti e diverse decine di feriti, molti dei quali feriti in modo grave”. “L’esercito israeliano conosceva la ubicazione della scuola”, ha precisato. In un primo commento un portavoce militare israeliano ha detto che l’episodio è oggetto di una inchiesta, ma siccome i combattimenti sono ancora in corso non è stato ancora possibile avere dal terreno informazioni dettagliate. Ha aggiunto che è probabile che dalla scuola sia stato aperto il fuoco verso l’esercito. Ieri l’Unrwa ha reso noto che – per la terza volta in due settimane – in una delle sue scuole è stato scoperto un deposito di razzi dei gruppi armati palestinesi. “Abbiamo denunciato il fatto al governo palestinese di riconciliazione nazionale – ha detto Abu Husna – che vedrà il da farsi. Qull’episodio rappresenta una grave infrazione della nostra neutralità”. Nella notte intanto, altre 8 persone sono rimaste vittima di raid a Gaza, Khan Yunis, Rafah e Shati.

Il gabinetto di sicurezza israeliano che avrebbe dovuto riunirsi stasera per discutere sull’operazione a Gaza è stato spostato a mercoledì. Intanto l’Egitto sta ancora cercando di formulare un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia, ma l’obiettivo non sarebbe stato ancora raggiunto. E mentre la diplomazia è al lavoro, quattro razzi lanciati da Gaza verso la zona di Ashkelon hanno mancato l’obiettivo e sono caduti nel territorio della Striscia.

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L’esercito israeliano afferma di aver ucciso “cinque terroristi”, sorpresi dalla Brigata di fanteria Ghivati mentre uscivano da un tunnel. L’episodio è avvenuto a Khuzaa, nel sud della Striscia di Gaza. “I terroristi hanno sparato alle nostre truppe – afferma il portavoce militare – che hanno risposto al fuoco”. Nel tunnel l’esercito israeliano ha poi scoperto “fucili Kalashnikov, fucili d’assalto, mitragliatrici e materiale esplosivo”.

Dopo 22 giorni di bombardamenti e scontri le vittime palestinesi sono 1190. Settemila sono i feriti. Il bilancio è drammatico e fotografa un triste primato, perché si tratta del conflitto più sanguinoso per Israele dalla guerra dell’estate del 2006 (12 luglio-14 agosto) contro le milizie sciite libanesi di Hezbollah. 57 sono i soldati israliani morti dalla notte tra il 7 e l’8 luglio (ultimi 5 nel tentativo notturno di infiltrazione di un commando palestinese).

Anche la notte appena trascorsa è stata segnata dai raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza. Almeno 26 palestinesi sono stati uccisi e oltre 50 sono rimasti feriti, secondo quanto riferiscono testimoni e fonti mediche locali. Sono circa 150 gli obiettivi colpiti dai jet israeliani, fra cui la casa del numero due di Hamas, Ismail Haniyeh, che è stata distrutta. L’abitazione era però deserta e né Haniyeh, né i suoi familiari risultano colpiti, ha riferito ‘al Aqsa Tv’, la rete televisiva di Hamas.

Secondo il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, Ashraf al Qedra, nove palestinesi sono stati uccisi in un raid prima dell’alba nel campo profughi di al Bureji, mentre altri sette, tutti membri di una stessa famiglia, sono morti quando è stata colpita la loro casa a Rafah.

Altri 20mila palestinesi sfollati – Agli oltre 200mila sfollati di Gaza su una popolazione di 1 milione e 800mila persone, se ne sono aggiunti nelle ultime ore altri 20mila. Gli abitanti dei rioni di Izet Abed Rabbo (vicino al campo profughi di Jabalya) e di Zaitun (a est di Gaza), la scorsa notte hanno infatti ricevuto da Israele l’avvertimento di abbandonare immediatamente le loro abitazioni.

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Colpita l’unica centrale elettrica di Gaza

L’unica centrale elettrica di Gaza è stata colpita la scorsa notte dall’aviazione israeliana. I contenitori di combustibile sono in fiamme da diverse ore e per il momento non è possibile spegnere l’incendio. La scorsa notte numerosi quartieri di Gaza sono piombati nell’oscurità, mentre oggi gli abitanti della Striscia hanno a disposizione in media solo due ore di corrente elettrica. Chi può sopperisce con piccoli generatori di corrente elettrica a uso familiare.

Razzi su Tel Aviv – Missili contro Israele sono stati sparati durante tutta la notte: attorno alle 2:30 del mattino è stata presa di mira l’area metropolitana di Tel Aviv. Due sono precipitati in terreno aperto e uno è stato intercettato dai sistemi di difesa.

Nell’attacco di ieri sera, vicino al kibbutz meridionale di Nahal Oz, sono morti cinque soldati israeliani. Secondo la ricostruzione dell’esercito, sette militanti palestinesi infiltrati in Israele con un tunnel proveniente da Gaza sono emersi e hanno sparato un missile anti-tank contro baracche militari. Altri quattro militari sono morti per un colpo di mortaio sparato dalla Striscia, in una delle giornate con maggiori perdite da parte israeliana.

Ieri il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito che si andrà avanti fino a quando non saranno distrutti tutti i tunnel che dall’enclave costiera sbucano in Israele, da cui passano per blitz o tentare di rapire israliani, i miliziani di Hamas e della Jihad Islamica.

Le accuse dell’Iran – Intanto la Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, accusa Israele, definito “cane rabbioso”, di compiere un “genocidio” nella Striscia di Gaza e invita a armare i palestinesi. “Quello che i governanti del regime sionista stanno compiendo è un genocidio, una immensa catastrofe storica”, ha detto durante un discorso in occasione dell’Eid al-Fitr (la festa che segna la fine del mese di Ramadan).

Khamenei ha criticato poi gli Stati Uniti e il presidente Barack Obama per la “decisione” di “disarmare la resistenza” e ha affermato che “al contrario delle loro tesi secondo cui Hamas e la Jihad vanno disarmati, il mondo, soprattutto il mondo islamico, ha il dovere di mobilitarsi per la nazione palestinese”.

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Bimba nasce sotto le macerie – I medici sono riusciti a estrarre dolcemente il bebè dal grembo della mamma morta sotto i bombardamenti: la 23enne Shayma el-Sheikh, incinta di otto mesi, è rimasta vittima di un bombardamento israeliano venerdì notte, quando un carro armato israeliano ha colpito la sua casa nel centro storico di Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza. Lei e il marito, un giornalista di una radio locale, sono stati feriti gravemente. E prima di riuscire a estrarre la gestante dalle macerie, è passata almeno un’altra ora. La donna è stata portata di corsa in ospedale, ma è morta lungo la strada. I medici però sono riisciti a salvare la bimba, a cui è stato stato dato il nome della madre morta.

Adesso la bimba dovrà rimanere in ospedale, sotto osservazione, perché tra il momento della morte della madre e quello della sua nascita è trascorsa almeno un’ora. “I suoi segni vitali sono stabili, ma ha sofferto molto e dovrà rimanere qui almeno tre settimane”, ha spiegato Abdel Karim al-Bawab, responsabile del reparto maternità all’ospedale di Khan Yunis dove la piccola e’ stata ricoverata.

Hamas e Fatah al Cairo per tregua – Oggi una delegazione palestinese si si è recata al Cairo per valutare la proposta di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza su iniziative delle autorità egiziane. Secondo quanto riferisce l’emittente satellitare al Arabiya, la delegazione comprende un’esponente di Fatah, Azzam El-Ahmed, il rappresentante di Hamas, Moussa Abu Marzouk, Zeyad El-Nakhala della Jihad islamica, e il generale Majed Faraj, direttore dell’intelligence palestinese.

Immediata la smentita di Hamas. “Non abbiamo accettato la tregua”. La prenderemo in considerazione, fa sapere il movimento islamista, “quando Israele si impegnerà a rispettarlo a sua volta, con garanzie internazionali”.

Mogherini: “Imperativo fermare il conflitto”
Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, in una informativa urgente alla Camera ha sottolineato che “crisi con genesi differenti rischiano di saldarsi e possono letteralmente far esplodere tutta la regione” e ha sottolineato che “l’imperativo di queste ore è fermare il conflitto, fermare le operazioni militari di Israele a Gaza, fermare il lancio di razzi di Hamas”.

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