Israele: stop ai razzi o vi invadiamo
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Israele: stop ai razzi o vi invadiamo

Secondo Peres, l'offensiva di terra potrebbe cominciare a breve se non verranno fermati i lanci di razzi su Israele da parte di Hamas.

Israele: stop ai razzi o vi invadiamo
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9 Luglio 2014 - 18.50


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Shimon Peres, in una intervista esclusiva alla Cnn, ha annunciato che l’offensiva di terra potrebbe cominciare a breve se Hamas non fermerà i lanci di razzi su Israele.

“Li abbiamo avvisati. Gli abbiamo chiesto di fermarsi – ha detto Peres – abbiamo atteso un giorno, due, tre e loro hanno continuato. Ed hanno sparso il loro fuoco su molte aeree di Israele”. Il monito di Peres arriva dopo lo scatto in avanti del premier Benyamin Netanyahu. Che al termine di una consultazione con i responsabili militari a Beer Sheva, nel Neghev, ha detto: “L’operazione sarà estesa e proseguirà fino a quando gli spari verso le nostre città non cesseranno del tutto e la calma ritornerà”.

Nel frattempo, il bilancio provvisorio delle vittime degli attacchi sferrati da ieri da Israele a Gaza parla di 35 morti e 300 feriti. A confermare le cifre Ashraf al-Qidra, responsabile dei servizi medici. “Dobbiamo fermare questo massacro, questo è un genocidio”, ha detto il leader palestinese Abu Mazen alla riunione straordinaria dell’Olp in corso a Ramallah. Cinque persone sono inoltre rimaste uccise in un attacco aereo israeliano nel campo profughi di al-Maghazi.

Lunedì notte, sono stati lanciati 225 razzi, mentre solo la notte scorsa l’aviazione israeliana ha effettuato 160 raid su Gaza su un totale di 430 attacchi aerei. E, contemporaneamente, sale anche il bilancio delle vittime a quota 25. Almeno 21 persone hanno perso la vita a causa dei raid aerei, gli ultimi sei dei quali colpiti in un’abitazione di Beit Hanun.

Secondo il ministero della Sanità a Gaza, riporta la Bbc online, tra le 21 persone c’erano anche quattro donne e tre bambini. A questi si aggiungono i quattro uomini-rana palestinesi (cinque secondo alcune fonti) uccisi dai militari poco a nord della Striscia. Da parte sua, l’ala militare di Hamas ha annunciato che d’ora in poi tutti gli israeliani vengono considerati obiettivi.

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Un avvertimento accolto dal premier Benjamin Netanyahu ieri sera con la promessa di “espandere notevolmente le nostre operazioni contro Hamas” di fronte alla minaccia dei razzi. Israele, inoltre, ha avvertito Hamas che potrebbe lanciare un’operazione di terra per fermare il lancio di razzi ed ha autorizzato il richiamo di 40mila riservisti, centinaia dei quali hanno già preso attorno a Gaza tra le file dell’Esercito.

Il “Medio Oriente in queste ore sta vivendo un peggioramento della situazione”, ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini incontrando il suo omologo russo, Serghei Lavrov, a Mosca. Da parte sua, il Consolato generale italiano a Gerusalemme ha invitato gli italiani – tramite sms – a evitare ogni spostamento e stare vicino ai rifugi. Il presidente palestinese Abu Mazen – citato dai media di Ramallah – in un discorso tv ai palestinesi ha detto di aver sentito le “fazioni e i leader di Hamas a Gaza. Tutti hanno riferito di essere per la continuazione della tregua e contro l’escalation”.

La situazione in Medio Oriente è incontrollabile e nella notte ci sono stati nuovi attacchi. L’aviazione israeliana ha lanciato raid aerei contro 160 obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza, in risposta ai razzi di ieri contro Israele che hanno causato decine di morti e centinaia di feriti.

Ashraf al-Qidra, responsabile dei servizi medici, ha parlato di 35 morti e 300 feriti. Tra le vittime di ieri ci sono anche otto bambini e due donne. L’attacco più sanguinoso è stato messo a segno contro un’abitazione della città di Khan Yunis, nel sud del territorio palestinese, in cui sono morte otto persone, tra cui un bambino di 8 anni e due adolescenti, e altre 25 sono rimaste ferite.

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Almeno cinque razzi sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza: lo ha riferito la radio dell’Esercito israeliano, secondo cui tutti sono comunque stati intercettati in volo da una batteria del sistema di difesa anti-missilistica ‘Iron Dome’.

Già nella tarda serata di ieri Hamas aveva rivendicato il lancio di quattro razzi contro la città. Il capo portavoce delle Forze di Difesa dello Stato ebraico, generale Moti Almoz, ha riferito che negli ultimi due giorni, da quando cioè è scattata l’operazione ‘Confine Protettivo’, i bersagli attaccati sono stati in tutto circa 430. Tra questi centoventi rampe dissimulate per il lancio di razzi, dieci postazioni di comando e controllo di Hamas e numerosi tunnel sotterranei.

Il generale ha precisato che tra gli obiettivi colpiti ci sono anche due abitazioni di “leader militari di Hamas, così come “uffici del ministero dell’Interno e del servizio di sicurezza nazionale di Hamas”. Secondo la stampa israeliana, negli attacchi è rimasto ucciso un alto esponente dell’ala militare del movimento palestinese Jihad islamica, Hafez Hamad, mentre è sfuggito ai missili israeliani il leader delle Brigate Ezzedin al-Qassam a Rafah, Raed al-Atar.

L’escalation non sembra diminuire: Israele ha richiamato 40 mila riservisti mentre Benyamin Netanyahu ha dato ordine all’esercito di prepararsi per una possibile operazione terrestre che è “sul tavolo”. Il premier, dopo le polemiche di questi giorni su una sua risposta ‘debole’ ad Hamas, ha annunciato chiaro e tondo che Israele “non tratterà più con i guanti” la fazione islamica. “Hamas – ha aggiunto – ha scelto di far salire la tensione e pagherà un prezzo pesante per averlo fatto”.

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La reazione palestinese non si è fatta attendere: il presidente palestinese Abu Mazen si è appellato alla comunità internazionale perché Israele termini “immediatamente” l’escalation’ a Gaza e i suoi raid aerei. Sullo scacchiere internazionale l’escalation in atto sta suscitando forte apprensione: il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon ha sottolineato la sua “estrema preoccupazione” ed ha condannato il recente lancio di razzi da Gaza su Israele. Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha definito “vile” l’attacco dei razzi su Israele, ma ha espresso preoccupazione per le vittime civili di entrambe le parti.

In fuga le famiglie egiziane al confine con Gaza – Le famiglie egiziane che vivono nei pressi della fascia di confine con la Striscia di Gaza hanno lasciato le loro abitazioni. È quanto rivela il sito del quotidiano egiziano ‘Youm 7’, secondo il quale la popolazione è fuggita verso “zone più lontane, come la città di Sheikh Zuweid, al-Arish e gli altri villaggi distanti dal confine”.

Gli abitanti dell’area hanno detto a ‘Youm 7’ che “il rumore prodotto dagli attacchi è terribile, le case tremano e le finestre vanno in frantumi”. La gente “si sente in pericolo, i bambini sono terrorizzati” e alcune abitazioni “rischiano di crollare per la violenza del contraccolpo causato dalle bombe che cadono a pochi metri dal confine”. Una fonte di sicurezza egiziana ha tuttavia dichiarato che al momento non sono state registrate violazioni dei confini da parte di Israele e nessuna abitazione egiziana è stata distrutta, ammettendo tuttavia che i vetri di molte finestre sono andati in frantumi e molte famiglie hanno lasciato le loro case.

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