Chi non ricorda Andrei Gromyko vada a darsi un’occhiata ai libri di storia, basta wikipedia. È stato per decenni “mister nyet”, l’uomo che annunciava all’Onu il veto sovietico. La sua memoria qui da noi si è persa, ma non a Mosca. È nel segno di Andrei che vive il signor Churckin, ambasciatore russo alle Nazioni Unite. e che per la quarta volta ha annunciato il veto del suo paese al deferimento al Tribunale Internazionale di Ginevra dei presunti crimini contro l’umanità perpetrati in Siria. Siccome è improbabile che abbia a cuore i ribelli, da lui sovente accusati di aver compiuto crimini contro l’umanità, è assai probabile che tanto zelo sia dovuto al timore che la condanna dei giudici sarebbe caduta sull’amico Bashar al-Assad.
Mr. Churkin ovviamente non l’ha messa così. Ha detto che mettersi a condannare chi ha commesso crimini contro l’umanità allontanerebbe la pace in Siria. Alla quale evidentemente tiene. Forse Mosca, dove non sono più atei, si preoccupa della pace eterna, e di massa, per i siriani.
Più semplice, e onesta, appare la motivazione del veto opposto dalla Cina, anch’essa oppostasi per la quarta volta al deferimento al tribunale internazionale.
L’ambasciatore di Pechino ha detto di rendersi conto, ma si tratterebbe di un vulnus al principio della non ingerenza negli affari interni di uno stato sovrano. Per il vecchio protettore dei generali birmani, e ben consapevole di quel che combina in casa propria, il discorso non fa una grinza.
Il voto del consiglio di sicurezza è necessario perché dieci anni fa, prudentemente, il regime siriano non ha firmato la convenzione internazionale che istituisce il tribunale.
L’orrore più grande però è che tutto questo accade nel silenzio distratto, forse disinteressato, di tanti.