A nove mesi dal sequestro del gesuita italiano, padre Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria il 29 luglio 2013, i familiari hanno formulato questo primo appello per la sua liberazione:
“Chiediamo a chi lo detiene di dare a padre Paolo la possibilità di tornare alla sua libertà e ai suoi cari, e a tutte le istituzioni di continuare ad adoperarsi in tal senso.”
Attivo per 30 anni in Siria, il gesuita romano vi aveva fatto rientro il 28 luglio scorso per una missione umanitaria e il giorno dopo è stato rapito dai terroristi dell’ISIS, l’ esercito islamico dell’Iraq e del Levante, sigla tenebrosa e ritenuta legato ad al-Qaida.
Da allora nessuna notizia di lui, neanche una rivendicazione del sequestro. E in questi mesi ci sono stati violentissimi combattimenti in tutta la zona di Raqqa, nel nord del Paese.
Paolo Dall’Oglio è un gesuita, un prete cristiano, un italiano, questo il punto centrale della sua vicenda e del suo sequestro che nessuno può o deve dimenticare o sottovalutare. Prima italiano, poi prete cristiano, poi gesuita, sequestrato da nove mesi in un paese straniero. Speriamo che questo semplicissimo e nobilissimo appello trovi la più vasta eco possibile, visto che giunge ben nove mesi dopo il sequestro. E che venga ascoltato.