Copacabana nel caos: scontri in una favela

Tensione altissima nella notte in Brasile, a Rio de Janeiro. La protesta è scoppiata nella favela Pavao-Pavaozinho. Morto un uomo di 30 anni colpito alla testa da un proiettile.

Copacabana nel caos: scontri in una favela
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23 Aprile 2014 - 09.31


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Un uomo di circa 30 anni, che non è stato ancora identificato, sarebbe morto dopo essere stato raggiunto alla testa da un proiettile nel corso degli scontri in corso nella favela brasiliana di Pavao-Pavaozinho, a Rio de Janeiro. L’informazione è stata confermata dalla segreteria municipale di Salute e dall’ospedale Miguel Couto, dove l’uomo sarebbe arrivato già senza vita. Secondo i media locali sarebbe stato ferito anche un bambino di 12 anni finito al centro di una sparatoria in un vicolo della favela.

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La rivolta è scoppiata quando decine di persone sono scese in strada a manifestare contro la morte del ballerino che abitava nella favola, Douglas Rafael da Silva Pereira – conosciuto come DG, 25 anni – picchiato a morte dalla polizia, secondo quanto sostengono gli amici della ex star della televisione brasiliana. I residenti hanno dato fuoco a diversi oggetti nella baraccopoli, alzato delle barricate e lanciato bottiglie verso le zone turistiche di Copacabana. La polizia ha risposto con lacrimogeni e proiettili di gomma, secondo alcuni testimoni anche con proiettili veri e propri. Negli scontri è morto il 30enne.

I disordini si sono poi estesi anche al confinante quartiere di Ipanema, dove ci sarebbero stati vari saccheggi, causando il panico tra la gente. Anche la sede dell’Unità di polizia pacificatrice (Upp) di Pavao-Pavaozinho – una delle 38 installate a Rio per rendere più sicura la metropoli, in vista dei Mondiali di giugno – è stata attaccata da sconosciuti, mentre alcuni agenti sarebbero stati attorniati e minacciati da alcune persone inferocite. Spesso i residenti hanno accusato la polizia di uso eccessivo della forza e lamentato la mancanza di servizi sociali. Anzi, secondo alcuni abitanti, “la polizia fa quello che facevano prima i cartelli della droga”.

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