Roberto Arnese stava protestando sulle barricate di Maracaibo, nel nordovest del Venezuela, quando è stato ucciso da un colpo che lo ha colpito in pieno torace. A sparare le forze di sicurezza, secondo la stampa locale. Mentre per il ministero, il giovane sarebbe morto mentre manipolava un ordigno durante le proteste che ormai da settimane agitano le piazze del Paese. Resta dunque il giallo sulla morte di questo giovane con passaporto italiano e venezuelano.
Secondo la ricostruzione di diversi giornali, Annese si trovava sulle barricate, nel quartiere di El Naranjal, a Maracaibo, insieme ad alcuni amici, quando si è avvicinato un gruppo armato che ha aperto il fuoco, uccidendo il 33enne, e poi arrestando molti dei suoi compagni. Per il ministro dell’Interno
Miguel Rodriguez Torres, invece, Annese è morto per l’esplosione di un mortaio artigianale “che lui stesso stava maneggiando”. I compagni sostengono che Annese fosse isciritto alla Unica, l’Università Cattolica di Maracaibo, informazione che la famiglia non conferma.
Su Twitter gli amici e i compagni lo ricordano con una foto in cui sorride, con i colori del Venezuela e con la scritta “Roberto QEPD”, l’equivalente di Riposa in Pace. Sotto l’hashtag #RobertoAnnese tanti saluti e la frase “Oggi è successo a Roberto Annese, un uomo buono, domani potrebbe succedere a te”.
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