Crimea: assalto armato alla base di Belbek

Ieri l'ultimatum russo per l'abbandono dell'ultimo presidio militare ucraino nella penisola. Oggi l'attacco con i blindati. Si tratta per la resa.

Militari in azione in Crimea
Militari in azione in Crimea
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22 Marzo 2014 - 16.21


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Ieri l’ultimatum russo per l’abbandono della base di Belbek, ultimo presidio ucraino militare rimasto nella Crimea annessa alla Russia. Poco fa l’assalto armato con i blindati nella base, dove alcuni militari sono rimasti asserragliati. Ma al momento sono in corso le trattative per la resa dell’installazione. Il comandante ucraino della base di Belbek, Iuli Mamciur, sta trattando con militari russi. Prima di negoziare, l’ufficiale ha arringato i suoi elogiandoli per aver “fatto il possibile” per difendere l’onore delle loro divise. Mamciur avrebbe riunito gli uomini rimasti con lui e cantato l’inno ucraino. Nel cortile della base, sono schierati almeno 4 blindati dell’artiglieria russa, mentre fuori la struttura è circondata da milizie di cosacchi filo-Mosca.

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La smobilitazione a Belbek
– Questa mattina nella base di Belbek, assediata dai blindati russi, centinaia di soldati e civili avevano acceso un grande falò nella piazza d’armi per bruciare documenti. Un gesto che ha fattog pensare all’imminente abbandono della struttura come previsto dall’ultimatum fissato ieri da unità russe e filorusse: “arrendetevi entro le 11 di domani (le 10 in Italia) o conquisteremo la base”.


Cambio di casacca
– Su 18mila militari dislocati nella penisola, 16mila hanno deciso di cambiare uniforme e prestare servizio per la Russia. Lo ha annunciato il ministro della difesa russo Sergei Shoigu, confermando che, delle 67 unità navali che facevano capo alla marina ucraina in Crimea, 54 hanno issato bandiera russa, incluso il sottomarino Zaporizhzhia, l’unico della marina ucraina. Ma metà dell’equipaggio del Zaporizhzhia, incluso il comandante, ha rifiutato di prestare servizio per i russi.

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Ucraini scortati dai russi
– E saranno proprio militari russi a scortare i soldati ucraini che intendono lasciare la Crimea. Lo ha deciso Mosca. La misura riguarda una brigata di 61 parà arrivati in febbraio nella penisola per partecipare a delle esercitazioni, che ora vogliono rientrare in Ucraina. Le autorità filorusse della Crimea avevano chiesto ai soldati di lasciare il loro equipaggiamento in cambio del permesso di abbandonare la penisola, ma il ministro russo della Difesa Sergei Shoigu ha stabilito che i militari potranno partire a bordo dei loro veicoli. Saranno tuttavia scortati al confine dalla polizia militare russa.


Eroi non disertori
– Intanto da Kiev arriva la notizia che i soldati ucraini che tornano dalla Crimea occupata dai russi saranno accolti come “eroi” e non come disertori. Lo ha fatto sapere il ministero della Difesa ucraino con un comunicato sul suo sito web: obiettivo, contrastare la falsa notizia “diffusa dai servizi segreti russi”, secondo cui le unità che lasceranno la penisola saranno sciolte e la procura ucraina indagherà tutti i soldati per alto tradimento.

Le contro-sanzioni di Mosca – Continua invece la guerra solitaria di Mosca contro il resto del mondo: la Russia, ha annunciato il portavoce del ministero degli esteri russo Aleksandr Lukashevich, si riserva il diritto di dare una risposta adeguata alla sanzioni aggiuntive decise ieri contro la Russia dal Consiglio europeo. Le sanzioni varate ieri dall’Unione europea contro altri 12 personalità russe e ucraine coinvolte con l’annessione della Crimea “sono separate dalla realtà”, ha detto Lukashevich.

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La missione Osce
– Sempre il ministero degli Esteri russo ha fatto sapere che “il mandato dell’Osce in Ucraina riflette la nuova realtà politico-legale e non si applica alla Crimea e Sebastopoli, che ora fanno parte della Russia”. Mosca “spera che il lavoro della missione Osce aiuterà al superamento della crisi ucraina, fermando il dilagante banditismo nazionalista”, aggiunge il ministero dopo l’annuncio dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, di cui fa parte la Russia, dell’invio un centinaio di osservatori in Ucraina.

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