Migliaia di siriani della regione di Damasco lasciano le loro case e scappano per paura degli attacchi aerei americani riversandosi verso Libano e Giordania. Per questa ragione le autorità libanesi e le Nazioni Unite stanno allestendo un centro di accoglienza a ridosso del confine con la Siria.
Una portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) ha riferito che un centro di accoglienza è in fase di allestimento al valico di confine di Masnaa e che si sta facendo il possibile per essere pronti a ricevere molte migliaia di persone. Fonti Onu a Beirut nei giorni scorsi avevano diffuso una stima di circa 300mila siriani attesi in un mese in caso di intervento militare americano.
Al momento la situazione è ancora sotto controllo. Fonti della sicurezza libanese affermano il movimento in entrata e in uscita è nella norma con 10-15mila siriani che ogni giorno entrano e che circa la metà tornano in Siria.
Continua l’esodo anche verso la Giordania, con migliaia di civili che si ammassano nella regione di Wadi Yarmuk, tra le Alture del Golan occupate da Israele e il confine col regno hascemita. La Giordania ha limitato gli ingressi di civili in fuga a un massimo di 200 persone al giorno.
La Turchia intanto ha inviato rinforzi alla frontiera con la Siria. Un convoglio di 20 mezzi militari, fra cui diversi blindati, è fra l’altro giunto sul confine a Yayladagi, nella provincia di Hatay. Altri rinforzi, secondo Zaman, sono stati inviati a Kilis.
Oggi il premier islamico turco Erdogan, uno dei principali sostenitori dei ribelli sunniti anti-Assad, prima di partire per San Pietroburgo dove è in corso il vertice del G20, ha affermato che la Turchia «è pronta a partecipare a qualsiasi coalizione». Rispondendo alle dichiarazioni del viceministro degli esteri siriano Faisal Meqdad, secondo il quale Damasco potrebbe rispondere all’attacco Usa colpendo Israele, Giordania o Turchia, Erdogan ha detto che Ankara «è pronta, non sono sicuro che la Siria lo sia».
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