La prima parte della storia del bimbo palestinese arrestato dai soldati israeliani armi in pugno per aver tirato un sasso. Ecco una serie di video di Manal al-Ja’bari di B’Tselem
Il primo arresto
Nella sua testimonianza a B’Tselem, Karam Maswadeh ha detto: “Quando sono arrivato a casa, ho visto alcuni soldati in piedi all’ingresso di casa mia. Un ufficiale è venuto da me e mi ha ordinato di consegnare mio figlio, Wadi’a. Prima avevano cercato di convincere mia moglie ma lei si era rifiutata di consegnare il bambino farlo fino a quando non fossi tornato. L’ufficiale mi ha detto che stava per arrestare Wadi’a. Gli ho chiesto: “Perché arrestare un bimbo di cinque anni?” Un soldato in piedi accanto al funzionario mi ha mostrato una pietra e ha affermato che mio figlio l’aveva gettata, e che aveva colpito l’auto di un colono. Ho cercato di convincere l’ufficiale di non prendere Wadi ‘a, ma ha detto che mi avrebbero arrestato. Sono andato all’interno della casa e mio figlio stava piangendo.” p>
Padre e figlio sono stati portati alla base militare, dove sono stati trattenuti per mezz’ora. Poi, i soldati hanno ammanettato e bendato Karam e lo hanno accompagnato pubblicamente, insieme con il figlio, al posto di blocco dove i soldati li hanno tenuti per altri trenta minuti. A quel punto un ufficiale ha interrogato il bimbo. E ha anche rimproverato i soldati per aver arrestato il padre e il figlio in presenza di telecamere, dicendo: “Si sta danneggiando la nostra immagine pubblica”. L’ufficiale ha chiarito ai soldati che, quando ci sono le telecamere in giro, i detenuti devono essere “trattati bene”. Poi, uno dei soldati slegato le mani del padre, ha tolto la benda e gli ha dato l’acqua. Pochi minuti dopo i due sono stati portati in una stazione di polizia palestinese, dove sono stati brevemente interrogati e rilasciati.
La seconda parte documentata dal volontario ‘Imad abu-Shamsiyeh per B’Tselem:
Padre e figlio detenuti al checkpoint
L’arrivo degli ufficiali
Il trasferimento