da Gerusalemme
Emma ManciniNel mirino delle autorità israeliane finiscono ora anche le marionette palestinesi. Venerdì il ministro della Sicurezza Interna, Yitzhak Aharonovitch, ha ordinato la chiusura del teatro El-Hakawati a Gerusalemme Est e impedito lo svolgimento di un festival per bambini.
“Aharonovitch ha preso la decisione venerdì perché le attività in questione erano organizzate sotto la direzione e la sponsorizzazione dell’Autorità Palestinese”, ha spiegato il portavoce della polizia israeliana, Liba Samri. Una sponsorizzazione considerata illegale a Gerusalemme Est perché priva di autorizzazioni. Immediata la reazione del teatro: il direttore, Mohammed Halayiqa, ha definito la chiusura “vergognosa” e ha aggiunto che l’ANP non era coinvolta nell’organizzazione dell’[i]International Puppet Festival[/i], finanziato soltanto da gruppi internazionali. “Le loro fonti hanno riportato che i fondi arrivavano dall’ANP, anche se non è così, e hanno ordinato la chiusura del teatro per una settimana, impedendo così lo svolgimento del festival”.
Il direttore racconta della delusione provata quando, dopo giorni e giorni trascorsi a decorare il teatro, i servizi di sicurezza hanno imposto la chiusura dal 22 al 30 giugno.
Ma a lasciare a bocca aperta, al di là delle giustificazioni date da Israele, è il target scelto dalle autorità: i bambini e le loro marionette. Nessun fine politico, solo un divertimento per i bambini palestinesi di Gerusalemme, costretti a vivere in condizioni sempre peggiori: secondo dati pubblicati a maggio dalle Nazioni Unite (e ripresi da una ricerca dell’Association for Human Rights in Israel), il 79% dei quasi 300mila residenti palestinesi nella Città Santa vive sotto la soglia di povertà, un tasso che sale all’82% per i minori di 18 anni (contro il 45% dei bambini israeliani).
L’Onu aveva a maggio puntato il dito contro le politiche di giudaizzazione della città implementate dal governo di Tel Aviv: la costruzione del Muro di Separazione, la scarsa integrazione dell’economia palestinese, la separazione dalle terre agricole hanno in pochi anni provocato la perdita di oltre 760 milioni di euro a Gerusalemme Est, sotto forma di crollo delle opportunità di lavoro e del settore commerciale.
A pesare sono le discriminazioni nel riconoscimento del diritto di cittadinanza (i palestinesi di Gerusalemme non sono considerati cittadini israeliani, ma solo residenti) e dei servizi pubblici: pur pagando elevate tasse comunali, le famiglie arabe non godono di molti servizi, come la raccolta dei rifiuti e i mezzi pubblici, oltre all’impossibilità di costruire nuove abitazioni o strutture permanenti. Infine, la mancanza di scuole: solo il 46% degli studenti palestinesi è in grado di frequentare gli istituti pubblici perché mancano le classi. Nena News