È stata rioccupata dalla polizia nella notte fra martedì e mercoledì piazza Taksim a Istanbul, dopo otto ore di scontri con i manifestanti contro la distruzione del vicino parco Gezi e contro il governo Erdogan. Gli ultimi lanci di lacrimogeni sono avvenuti verso le 3 di mercoledì mattina ora locale (le 2 in Italia). Poi i manifestanti si sono ritirati nel parco e i poliziotti hanno ripreso il controllo della piazza. Anche ad Ankara una manifestazione con 5.000 persone è stata dispersa martedì sera dalla polizia.
«La stabilità di lungo termine della Turchia può essere garantita solo sostenendo il diritto di espressione e quello di riunirsi»: lo ha affermato la Casa Bianca, sottolineando come stia «seguendo con preoccupazione» i fatti di Instanbul. «Continuiamo a seguire con preoccupazione gli eventi in Turchia e il nostro interesse è quello del sostegno alla libertà di espressione e di assemblea, compreso il diritto di protestare pacificamente», ha detto la portavoce Caitilin Hayden. «Crediamo – ha aggiunto – che la stabilità di lungo termine della Turchia sia meglio garantita sostenendo le libertà fondamentali e la libertà dei media. La Turchia – ha concluso la portavoce della Casa Bianca – è un Paese alleato e amico degli Stati Uniti, e ci aspettiamo che le autorità turche sostengano queste libertà fondamentali».
Dopo la promessa del premier turco Recep Tayyip Erdogan che “non ci sarà più tolleranza” per le proteste antigovernative, la polizia ha usato il pugno di ferro per sgombrare piazza Taksim, dove ieri sera, si sono registrate scene di guerriglia. Il sindaco di Istanbul, Huseyin Avni Mutlu, ha annunciato che la polizia turca continuerà ad oltranza “notte e giorno” la sua azione di sgombero di Piazza Taksim fino a quando l’ultimo manifestante non avrà abbandonato la zona.
Come promesso dal premier Recep Tayyip Erodgan il pugno di ferro della polizia schiaccerà la rivolta giunta la dodicesimo giorno. “Continueremo ininterrottamente con le nostre misure, di giorno e di notte, fino a quando elementi marginali (della protesta) saranno resi inoffensivi e la piazza sarà aperta alla gente”, ha avvertito Mutlu, esponente dello stesso partito islamico moderato, l’Akp, di Erdogan.
Fonti di piazza Taksim contattate da Globalist hanno riferito che nella zona si è creata una rete di solidarietà tra negozianti e residenti per portare soccorsi ai feriti aiutare chi ha bisogno di riparo dalle cariche della polizia.
Gli scontri della serata di ieri – Poco prima del tramonto, migliaia di manifestanti sono tornati a premere sulle barriere tirate su dalla polizia a piazza Taksim. Gli agenti hanno risposto con un fitto lancio di candelotti di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Inizialmente i manifestanti si sono ritirati ma poi, approfittando del ritiro degli agenti, una prima avanguardia è tornata sulla piazza. Parte dei manifestanti ha lanciato fuochi d’artificio contro la polizia ed almeno un veicolo ha preso fuoco.
La situazione è in continua evoluzione: gli agenti prima arretrano e i manifestanti riprendono posizione sulla piazza, e poi con nuovi lanci di lacrimogeni e idranti la polizia riguadagna terreno. I manifestanti non intendono cedere il cuore della protesta, iniziata venerdì 31 maggio come una manifestazione ambientalista in difesa del Parco Gezi, e ora mutata in rivolta contro il governo islamico “moderato” e i suoi piandi di re-islamizzazione della Turchia laica.