La stagione dei doveri destino comune
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La stagione dei doveri destino comune

La difficile sfida di cui il nuovo governo ha mostrato consapevolezza, richiede un forte ancoraggio al principio di realtà e un coraggio più che mai indispensabile.

La stagione dei doveri destino comune
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3 Maggio 2013 - 12.24


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di Nuccio Fava

Non è stato minore rispetto a Montecitorio il calore con cui il governo Letta è stato accolto a palazzo Madama. Ed è significativo che ciò sia avvenuto dopo l’insistenza e la sottolineatura delle enormi difficoltà, una vera e propria emergenza che mette a rischio il futuro dell’Italia e in certa misura anche dell’Europa.


Ottenuto il via libera delle Camere, il primo atto del presidente Letta non a caso è stata la visita alla cancelliera Merkel a Berlino, seguita da quella a Parigi e Bruxelles. Fondamentale è infatti nell’impostazione del governo l’obbiettivo di una forte rimodulazione delle politiche europee per la crescita e lo sviluppo, strada obbligata per la lotta alla massima questione aperta in Europa che è la disoccupazione. La forte spinta e sollecitazione nei confronti delle istituzioni europee dovrà favorire e promuovere un necessario equilibrio con le politiche interne tutte finalizzate al sostegno delle famiglie, delle imprese, allo sviluppo, alla crescita attraverso anche l’eliminazione di sprechi, inefficienze, corruzione ed illegalità, specie nella pubblica amministrazione e nella vita dei partiti. La grande e difficile sfida di cui il nuovo governo ha mostrato consapevolezza, richiede un forte ancoraggio al principio di realtà e la scelta matura di un coraggio più che mai indispensabile. In un contesto assolutamente inedito che sembrava non consentire governo alcuno, un soprassalto di responsabilità, sollecitato in modo stringente dal presidente della Repubblica ha portato forze profondamente diverse, con identità inconciliabili, a disporsi a cooperare nel superiore servizio al Paese. Più volte da parti diverse è stato citato Aldo Moro, il suo messaggio attualissimo: questo Paese non si salverà se insieme ai diritti non riscoprirà un nuovo senso del dovere. Un monito di trentacinque anni fa prima del barbaro assassinio da parte delle Brigate Rosse. Valido per quella tragica stagione, ma anche per la presente e non solo per i partiti di maggioranza ed opposizione. Vale anche per tutte le forze sociali e civili del Paese e per i singoli cittadini. Riflessione corale e oltremodo opportuna nella ricorrenza del primo maggio , giornata che amplifica la domanda e la speranza di tutti per il lavoro.

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