Pestaggi negli ospedali, sparizioni e ordini dall’alto al fine di impedire le cure per i manifestanti. Il rapporto redatto da sedici esperti nominati dal presidente egiziano Morsi per far luce sul volto più drammatico della rivoluzione del paese nordafricano getta una luce sinistra, per quanto non del tutto inaspettata, sulle vicende riguardanti le sommosse contro Mubarak e i successivi sviluppi.
Secondo il quotidiano inglese “The Guardian”, che ha ottenuto una parte del rapporto e pubblicato un articolo di commento, i medici di un ospedale del Cairo ricevettero ordini di non usare anestetici per curare i manifestanti rimasti feriti negli scontri dello scorso maggio davanti al ministero della Difesa. Il giornale britannico si sofferma sulle violazioni perpetrate dalle forze dell’ordine e dai militari egiziani durante gli scontri di Abbasseya, e sul trattamento riservato ai feriti negli ospedali di Kobri e Qoba: stando alle testimonianze raccolte, “medici, infermieri e ufficiali hanno anche pestato i manifestanti feriti, e addirittura un ufficiale ha ordinato che alcuni di loro venissero rinchiusi nei sotterranei”.
Dal rapporto, sempre secondo “The Guardian”, ad emergere sono i tratti più sconvolgenti della vicenda rivoluzionaria e post-rivoluzionaria egiziana: torture nelle carceri e negli scontri al Museo Egizio della capitale, sparizioni forzate e più di mille desaparecidos ancora avvolti dal mistero. “Anche se il rapporto non è stato ufficialmente pubblicato, rappresenta il primo riconoscimento, dato il suo status di documento presidenziale, delle atrocità commesse dai vertici militari, che hanno guidato il paese dalla caduta di Mubarak fino all’insediamento di Morsi”.
Il rapporto sarebbe stato già presentato al procuratore generale Talaat Abdallah e a Morsi, ma aspetta ancora di essere diffuso.