Berezovsky, il piccolo uomo che fece vincere Eltsin e sfidò Putin
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Berezovsky, il piccolo uomo che fece vincere Eltsin e sfidò Putin

Dai primi passi negli anni’90 alla fine misteriosa a Londra. L’album di un uomo controverso che da matematico di provincia arrivò a sfidare il Cremlino. [Maria Magarik]<br><br>

Berezovsky, il piccolo uomo  che fece vincere Eltsin e sfidò Putin
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24 Marzo 2013 - 21.34


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di Maria Magarik

Anni ’90. Mosca, via Novokuzneckaja. Un Lussuosa palazzina di rappresentanza di Logovaz. Cristalli, tappeti persiani, argenti, quadri d’antiquariato, donne bellissime. Nella hall, in fila per una udienza, politici di fama, imprenditori, giornalisti, avvocati, ambasciatori. Tutti sperano di essere ricevuti dall’uomo più potente della Russia. Bassino, dall’aspetto insignificante, matematico di provincia, ebreo, Boris Abramovic Berezovsky si comporta da zar: governa, ordina, e se lo ritiene, perdona chi ha sbagliato. E’ lui a decidere chi potrà entrare nelle grazie del presidente Eltsin e della sua “famiglia”.
La parabola del potentissimo oligarca e politico, una delle figure più contraddittorie della storia Russia è giunta al culmine.

Londra, dieci anni dopo. Tutto può essere accaduto al sessantottenne “demone” che voleva distruggere la Russia del presidente Putin dalle sponde di Tamigi. Per il Cremlino, quell’uomo bassino e dall’aspetto insignificante per anni è stato un nemico acerrimo, malvagio autore di omicidi, tessitore di trame inquietanti. Dal 2001 l’illustre esule dal nome Platon Elenin ( questa l’identità di Berezovskij a Londra) è accusato di finanziare l’opposizione antiputiniana, di pagare la stampa, d’essere dietro omicidi eccellenti come quello della giornalista Anna Politkovskaja, nel 2006, e di Alexandr Litvinenko, nel 2010. Ombre pesanti, sospetti, e veleni radioattivi, come il “polonio 210” che stroncò la vita proprio del giovane Alexandr. “Qualsiasi cosa, veniva attribuita a Berezovksky…”, si dice, oggi, a Mosca. “Ma, nell’ultima fase della sua vita non è stato poi così potente…”, si aggiunge.

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La storia del piccolo ebreo errante è misteriosa e incredibile. Come lo è la storia russa di quegli anni, archiviati dall’ostentata stabilità politica del periodo putiniano. In queste ore, su Boris Abramovic Berezovskij si versano fiumi di inchiostro. La domanda inevitabile è: omicidio o suicidio? Lo descrivono depresso, solo, senza famiglia e amici, lontano dalla Russia e prigioniero della nostalgia, un uomo senza uno scopo nella vita. Almeno così nella sua ultima intervista concessa a “Forbes”. Ma risulta strano che uno degli uomini più tenaci, furbi, geniali e determinati della Russia si sia arreso alla sfortuna come una qualsiasi persona anziana in esilio.

Intanto, perché Borja Berezovskij sembrava avere sette vite, e una ferrea volontà di emergere, a tutti i costi. Docente di matematica, sogna il grande “business”. Crea una sorta di calcolo matematico della propria incredibile scalata ai vertici del sistema. Ma non tutto fila liscio nell’Unione Sovietica dei primi anni ’80. Gli capita pure d’essere inseguito da un gruppo di contadini armati di forconi intenzionati a fargli la pelle. A quel tempo, infatti, trafficava con pezzi di ricambio per i trattori, merce che mancava come l’aria nei kolkhoz. Boris salva la pelle e non si arrende. E’allora che entra nel sistema mafioso di vendita delle mitiche automobili “Zhiguli”. Delle mille attività di Berezovskij basterebbe questo capitolo a meritare un romanzo. Della fabbrica che produce le macchine Avtovaz si impadronisce la criminalità organizzata, al punto che, per fermare alcune bisarche cariche di nuove vetture rubate dai clan, devono intervenire gli elicotteri con i paracadutisti dei reparti speciali. La mafia risponde al blitz con raffiche di kalashnikov. Insomma, una vera e propria battaglia militare. E nel bel mezzo di quell’affaire c’era quel piccolo e insignificante uomo che voleva sfondare, ad ogni costo. La produzione era limitata e scandita da una lunghissima lista d’attesa. La criminalità organizzata rubava le auto direttamente all’uscita dello stabilimento, rivendendole al mercato nero, a prezzi altissimi. A capo del sistema c’era lui, Boris Abramovic Berezowskij.

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Al tempo delle privatizzazioni selvagge dell’industria statale Boris Abramovic, prima della gara di assegnazione il nostro Boris e’ solito mandare in vacanza, al mare, i dirigenti dell’industria da privatizzare in vacanza. Detto e fatto, e la fabbrica diventa sua.

Ma al “businessman” non basta, punta alla conquista del Cremlino. Come riesce Berezovkij ad entrare nelle grazie di Eltsin? Il metodo è assolutamente geniale. Intanto sponsorizza qualsiasi evento voluto dal Cremlino, poi riesce a farsi ricevere dal responsabile della sicurezza presidenziale, Korzhakov. La scena è indimenticabile. Berezovskij alla formale offerta del the’ improvvisamente dice di essere affamato. Esterrefatta, la segretaria guarda il capo, che le fa cenno di andare a pendere dei panini al bar. Grato, Berezovkij gusta a lungo il the’ accompagnato dai panini. Ma era sul serio cosi’ affamato, Boris Abramovic? “No – risponde lo stesso Berezovskij – chiedo sempre dei panini… E sapete perché? Perché tutti quelli dell’ambiente diranno: “Guardate quanto tempo passa questo sconosciuto negli uffici del responsabile della sicurezza del Presidente… Si fa pure portare dei panini…”

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Così si muoveva il “lestofante Berezovskij” nei palazzi del potere di allora. Così costruiva, mattone su mattone, il sistema politico dei “grandi portafogli”. Con la morte dell’oligarca dai mille segreti e dalle mille facce finisce un’epoca. E’ l’unica certezza, e a Mosca sono tutti a dirlo.

Ora che lui è morto, a tanti in Russia piacerebbe sapere chi abbia veramente vinto quelle elezioni politiche del 1996. Per molti non sarebbe stato Eltsin, ma il leader comunista Ziuganov. E solo grazie a Berezovskij e altri oligarchi sarebbe stata evitata al paese la”deriva rossa”. Solo così Eltsin – dicono a Mosca – riuscì a divenire presidente.

Sarebbe tornato mai Boris Abramovic in Russia dopo gli anni della fuga? Cosa rimarrà del sistema creato da questo “grande burattinaio” degli anni ’90?
“Una delle mie “creature” – si vantava Berezovskij – e’ sempre al potere in Russia… “. E in uno striscione mostrato, anni fa, durante una manifestazione sotto l’ambasciata russa a Londra, Berezovkij aveva scritto:” Io ti ho creato e io ti farò sparire!”. Un messaggio rivolto al presidente Vladimir Putin .

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