Censura, Israele arresta fumettista palestinese
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Censura, Israele arresta fumettista palestinese

Mohammad Saba’aneh, cartoonist del giornale Al-Hayat al-Jadida, è stato arrestato una settimana fa e detenuto senza processi né accuse ufficiali. [Emma Mancini]

Censura, Israele arresta fumettista palestinese
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22 Febbraio 2013 - 12.05


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di Emma Mancini

Liberate Mohammad Saba’aneh. È l’appello lanciato ieri al governo israeliano da due organizzazioni per la tutela della libertà di stampa, Committee to Protect Journalists e Reporters without Borders.

Mohammad Saba’aneh è il fumettista palestinese del giornale Al-Hayat al-Jadida: è stato arrestato la scorsa settimana dall’esercito israeliano ad Allenby, al confine tra Cisgiordania e Giordania. Saba’aneh stava rientrando venerdì 16 febbraio da Amman, dove aveva partecipato ad una conferenza all’Arab American University, quando è stato fermato dalle forze di sicurezza israeliane con l’accusa di fornire informazioni a organizzazioni armate.

Ieri, la corte ha stabilito l’allungamento della detenzione del cartoonist di altri nove giorni. Una forma punitiva, secondo le due organizzazioni internazionali, per il suo lavoro di critica nei confronti dell’occupazione militare della Cisgiordania. La settimana precedente all’arresto aveva disegnato un palestinese in una galera israeliana che lanciava il suo cuore al di là del muro della prigione. Un fumetto che esprimeva la sua solidarietà con la battaglia del movimento degli oltre 4.500 prigionieri politici palestinesi detenuti dalle autorità israeliane.

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Gli avvocati di Saba’aneh non sono ancora stati autorizzati ad incontrarlo e non sanno dove si trovi ora. Inizialmente il fumettista era stato portato nel centro di detenzione di Jameleh, vicino Jenin, ma la sua presenza lì non è stata confermata.

A preoccupare Committee to Protect Journalists (CPJ) non è solo la detenzione illegale di Saba’aneh, imprigionato senza processi né accuse ufficiali, ma il continuo utilizzo da parte israeliana della detenzione amministrativa, misura cautelare che permette alle forze di sicurezza di arrestare palestinesi sulla base di file segreti. Si finisce in prigione per periodi di sei mesi, reiterabili di altri sei mesi senza limiti di tempo, senza essere passati di fronte ad un tribunale.

Target di simili politiche anche la stampa: giornalisti, fotografi e cameraman sono spesso l’obiettivo delle vessazioni israeliane, nel tentativo di bloccare la diffusione di informazioni. Arresti, pestaggi e a volte anche omicidi, ultimi in ordine di tempo i giornalisti uccisi a Gaza durante l’offensiva militare israeliana di novembre, quando l’aviazione prese volontariamente di mira le sedi di televisioni e radio.

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A gennaio, l’Idf impedì ai giornalisti palestinesi e internazionali di seguire la distruzione del nuovo villaggio di Bab al-Shams e l’espulsione forzata degli attivisti presenti. Ad oggi sono tre i giornalisti palestinesi dietro le sbarre di una prigione israeliana in detenzione amministrativa, senza aver preso parte ad un processo e senza essere accusati formalmente di alcun crimine.

“Israele ha una lunga storia nell’utilizzo della detenzione amministrativa come strumento per mettere sotto silenzio le voci critiche – ha detto Sherif Mansour, coordinatore di CPJ in Medio Oriente e Nord Africa – Questo viola il diritto internazionale. Le autorità israeliane devono spiegare perché hanno utilizzato questa misura extralegale contro il fumettista Mohammad Saba’abeh”. Nena News

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