L’Organizzazione dei media dell’Europa sudorientale (Seemo) lancia un allarme per le “pressioni politiche” e “gli incitamenti all’odio” contro i giornalisti dei Balcani. “Seemo” si è detta particolarmente preoccupata per “l’incredibile numero di violazioni della libertà di stampa registrate negli ultimi mesi”. L’organizzazione contesta in particolare l’arresto, avvenuto il 14 gennaio scorso, di Etelva Skonja, giornalista d’inchiesta del quotidiano “Kosova Sot” di Pristina. Skonja è stato arrestato dopo aver registrato un colloquio con un membro del consiglio giudiziario del Kosovo. Il quotidiano sostiene che l’arresto abbia lo scopo di spaventare il giornalista che stava indagando sull’operato di diversi giudici. Seemo ha criticato anche un quotidiano macedone, “Vecer”, per aver chiesto ai suoi lettori di suggerire alla redazione i nomi dei giornalisti sospettati di essere omosessuali: una richiesta che secondo l’ong potrebbe anche mettere in pericolo la vita dei giornalisti nominati.
Sotto accusa è finito anche Milorad Dodik, presidente della Republica Srpska (l’entità serba della Bosnia-Erzegovina), per aver verbalmente attaccato Vlado Trsic, direttore dell’emittente “Bn Tv” della città di Biejljina, durante una conversazione telefonica. “Non è la prima volta che Dodik si comporto in tal modo: ha reagito in modo simile anche in passato”, sottolinea Seemo. In Serbia, l’organizzazione si è detta preoccupata per il presunto incitamento all’odio etnico rivolto da parte di una rivista di estrema destra e di alcuni portali internet al personale dell’emittente radiotelevisiva della provincia autonoma della Vojvodina, “Rtv”, e ai membri dell’Associazione dei giornalisti indipendenti della Vojvodina. “Non dobbiamo dimenticare che, a seguito dell’incitamento all’odio, ci sono stati attacchi fisici, ma anche omicidi di giornalisti in passato”, ha detto il segretario generale Seemo, Oliver Vujovic, citato dal sito internet “Balkan Insight”.
L’organizzazione ha criticato anche il primo ministro bulgaro, Bojko Borisov, per aver “minacciato” lo scorso 5 febbraio alcuni giornalisti che lo avevano accusato di essere stato un informatore dei servizi di sicurezza negli anni Novanta col nome in codice di “Buddha”. Gli arresti dei giornalisti che fanno il loro lavoro, così come le minacce verbali dei politici nei confronti dei giornalisti, non sono accettabili ed sono un chiaro attacco alla libertà di stampa, alla libertà di parola e alla libertà di comunicazione”, ha detto Vujovic. Secondo l’ultimo rapporto di rapporto di “Reporters sans frontières”, la Serbia è il paese dei Balcani a godere di maggiore libertà di stampa, anche se le prospettive per la regione appaiono cupe. Belgrado si trova infatti al 63mo posto sui 179 paesi presi in esame dal rapporto: si tratta di un netto balzo in avanti rispetto all’anno scorso, quando la Serbia si era piazzata 80ma.
La Croazia si è piazzata al 64mo posto, subito dopo la Serbia, migliorando la 68ma posizione dello scorso anno. Tutti gli altri paesi della regione, Kosovo escluso, hanno subito dei peggioramenti rispetto al 2011. La Bosnia-Erzegovina si è attestata al 68mo posto, in calo rispetto al 58mo dello scorso anno; l’Albania è scesa dalla 96ma alla 102ma posizione; la Bulgaria dall’80mo all’87mo posto; il Montenegro dalla 107ma alla 113ma posizione. Il Kosovo ha scalato un gradino, passando dall’86mo all’85mo posto. Drastico calo dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom), scesa dal 94mo al 116mo posto, ultimo paese dei Balcani per libertà di stampa. I Balcani non brillano nel campo, e la vicina Europa dell’Unione -esempio per tutti la confinante Ungheria- stanno pesantemente”balcanizzandosi”. La crisi italiana nel settore e i ridimensionamenti in corso sono segnali precisi.
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