Matrimonio civile: il Libano ci riprova

Dopo la battaglia di due giovani musulmani, sposatisi civilmente in base a vecchie disposizioni francesi, il Presidente si espone per la riforma. Ma le resistenze...

Matrimonio civile: il Libano ci riprova
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24 Gennaio 2013 - 19.35


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di Kiwan Kiwan

Come attivare e definire la legge sul Matrimonio Civile dopo l’intervento su twitter del Presidente Libanese Michel Sulaiman ? il Presidente solleciterà il governo a legiferare in materia di Matrimonio Civile nonostante i vincoli giuridici e la paura politico-religiosa che rischia di rendere il destino del progetto uguale a quello del progetto del defunto presidente Elias Hrawi ? (la sua iniziativa, rimase lettera morta). Oggi esiste un orizzonte laico , democratico e civile per sancire questo diritto? Quanto influisce in questa discussione la rivoluzionaria iniziativa di due giovani musulmani, Khallud e Darwish , della quale abbiamo riferito giorni fa? Tutte domande ,rivolte al Presidente via Twitter , risposte alla sua coraggiosa inizaitva volta a riaprire davvero la questione.

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In attesa della sua risposta, proviamo a capire il meccanismo necessario per rendere il Matrimonio Civile in Libano una realtà per chi la desidera. Non sono pochi ad aver sostenuto politicamente e ufficialmente la proposta di una legge . Da anni giace nei cassetti del governo un Decreto Legge approvato da 23 ministri su 30 nel 1998: fu bloccato dall’allora primo ministro Rafiq Hariri e da altre autorità.

E qui comincia lo scarica barile. Il Ministro degli Interni dichiara il suo sostegno al Decreto, però chiede un progetto di legge adottato dal Ministero della Giustizia. mentre il Ministro di Giustizia ritiene che gli ostacoli persistono anche oggi come negli anni Novanta e non sono soltanto di sua competenza: così promette di impegnarsi a portare la questione in seno al Consiglio dei Ministri per proporre un disegno di legge e trasmetterlo alla Camera , dicendo” La decisione dei due giovani sposi “civili” è un passo troppo avanzato e ha messo tutti noi davanti alle nostre responsabilità. Infatti ha stimolato l’ iniziativa del Presidente della Repubblica, indubbiamente importante e positiva, che richiede la consapevolezza della società civile e una legislazione appropriata. In Libano oggi si riconoscono i matrimoni civili svolti all’estero , Cipro , Turchia in Europa , ma non si consente la loro celebrazione in patria. Soprattutto perché le gerarchie religiose vedono in questo “matrimonio” una minaccia per quello “loro”.

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Così interviene il Presidente della Commissione Parlamentare per i diritti umani ,per il quale il progetto “deve essere approvato e firmato da parte dei Ministri degli Interni, della Giustizia, degli Enti Locali, ratificato dal Primo Ministro per passare al voto dell’aula parlamentare e finire il suo iter sulla scrivania del Presidente della Repubblica.

Insomma le resistenze sono evidenti, il rischio di finire di nuovo in un vicolo cieco c’è, ma forse questa volta i due giovani musulmani “sposi civili” in Libano hanno indicato che anche se non sarà facile la battaglia si può fare.

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