Cinque milioni di dollari di risarcimento per gli abusi nella prigione di Abu Ghraib. È quanto dovrà pagare un contractor statunitense, la compagnia militare privata Engility Holdings, accusata e condannata per torture contro i detenuti iracheni.
A ricevere il rimborso saranno 71 ex prigionieri, incarcerati nella prigione della vergogna e in altri centri di detenzione tra il 2003 e il 2007, durante l’occupazione militare statunitense del Paese. E potrebbero seguire altre condanne: previsto per l’estate il processo ad un altro contractor privato a stelle e strisce, Caci. La compagnia incriminata ha fornito in quegli anni all’amministrazione di Washington oltre 6mila traduttori, tramite la L-3 Services (sussidiaria della Engility Holdings) che ha stipulato con il governo Usa un contratto da 450 milioni di dollari l’anno.
“I contractor militari privati hanno giocato un ruolo centrale ma spesso nascosto negli abusi di Abu Ghraib – ha commentato Baher Amzy, legale dei 71 ex prigionieri e direttore del Centro per i Diritti Costituzionali – Siamo felici che questa sentenza attribuisca le dovute responsabilità a coloro che hanno commesso tali crimini e che offra alle vittime un minimo di giustizia”.
Secondo la sentenza, emessa dal tribunale di Greenbelt in Maryland, L-3 Services “ha permesso che i suoi dipendenti prendessero parte a torture e abusi contro i detenuti per lunghi periodi di tempo”. Numerose le atroci testimonianze degli ex prigionieri iracheni che hanno raccontato ai giudici di pestaggi violenti, elettroshock, violenze sessuali mentre erano appesi al soffitto con un uncino. I detenuti erano costretti a restare nudi per giorni interi e a bere litri e litri acqua fino a vomitare sangue.
Già nel 2004, il Dipartimento di Giustizia americano aveva individuato almeno 44 casi di torture nel carcere di Abu Ghraib, compiute dai mercenari di L-3 Services, ma la compagnia privata non aveva perso il contratto che la legava all’amministrazione di Washington.