Un vero e proprio massacro quello compiuta da alcuni cercatori d’oro brasiliani, adi danni di una tribù indios dell’Amazzonia Venezuelana. Hanno ucciso 80 indios yanomami, sparandogli da un elicottero e lanciando bombe su di loro. A denunciarlo è stato il Coiam, il coordinamento delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia, precisando che solo tre membri della comunità Irotather si sono slavati, solamente perché non erano presenti nel luogo in quel momento.
I fatti risalgono allo scorso 5 luglio, e in un comunicato stampa del Coiam, che raggruppa 13 organizzazioni indigene dell’Amazzonia venezuelana, si può leggere che i cercatori d’oro illegali brasiliani, definiti “garimpeiros”, erano a bordo di un elicottero quando hanno aperto il fuoco e lanciato esplosivi in direzione della comunità. Un attacco vigliacco il loro. Al ritorno a casa dei tre sopravvissuti, il raccapricciante spettacolo: i corpi delle persone massacrate erano addirittura irriconoscibili, perché erano completamente cabonizzati.
All’origine della strage, secondo il Coiam, ci sarebbe uno scontro tra i cercatori d’oro e gli indigeni yanomami qualche giorno prima del massacro. In quell’occasione i “garimpeiros” avevano sequestrato una donna della comunità – anche in territorio brasiliano ci sarebbero circa 1000 indios yanomami – che è poi stata liberata da alcuni membri. E per una sorta di vendetta, i contrabbandieri hanno aperto il fuoco sugli Irotather.
E il Coiam avverte: l’accaduto “costituisce un nuovo genocidio ed una nuova minaccia della sopravvivenza fisica e culturale degli Yanomami, a pochi mesi dal 20° anniversario del Massacro di Haximu, in cui altri 16 indios – donne, bambini e anziani – vennero assassinati”. E’ dal 2009 che l’organizzazione denuncia alle autorità venezuelane la presenza dei garimpeiros brasiliani nel territorio. E il fatto preoccupante è che nessuno abbia ancora alzato un dito per risolvere il problema. Il territorio dell’Alto Ocamo è sottoposto alle continue aggressioni e minacce alle comunità yanomami. Non si contano più le violenze sessuali contro le donne e la continua contaminazione delle acque dei fiumi della zona con il mercurio.
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