Un anniversario carico di significati nuovi e particolari quello che oggi ricorda la prima città al mondo ad essere stata colpita dal lancio della bomba atomica. La città giapponese di Hiroshima, distrutta il 6 agosto di 67 anni fa, oggi ha visto la partecipazione di decine di migliaia di persone. Un ricordo che sa di attualità, visto che tra i 50 mila partecipanti alla manifestazione nel parco del Memoriale della Pace, molti arrivano da Fukushima, che l’hanno scorso ha subito una devastazione molto simile a quella che più di mezzo secolo fa ha messo in ginocchio Hiroshima, quando 140 mila persone furono uccise nel bombardamento nucleare per mano degli Stati Uniti.
Tra i partecipanti anche Tamotsu Baba, il sindaco della cittadina di Namie, la città fantasma, completamente evacuata dopo il disastro nucleare, causato dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo del 2011. Il pretesto che ravviva la memoria del primo disastro atomico, ma che si arricchisce di una critica sociale ben più presente e viva, è la decisione del governo centrale di Tokio di rimettere in funzione, circa un mese fa, uno dei reattori dell’impianto nucleare di Oi, spento dopo il disastro. E questo proprio mentre tutte le centrali del Giappone erano state chiuse, per permettere ispezioni e interventi di manutenzione, nel tentativo di evitare che in futuro possa verificarsi nuovamente quanto accaduto ancora l’ano scorso. Ma un secondo reattore della centrale di Oi è stato riattivato a metà luglio.
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