Non cedono Mahmoud Sarsak e Akram Rikhawi, i due prigionieri politici nel carcere di Ramle che hanno deciso di continuare lo sciopero della fame contro la detenzione amministrativa (senza processo) applicata nei confronti dei palestinesi. A loro si è unito un terzo detenuto, Mohammad Abdel Aziz.
La protesta non è in polemica con l’accordo raggiunto poco più di una settimana fa da Israele con i rappresentanti dei detenuti palestinesi e che ha messo fine allo sciopero della fame attuato dal 17 aprile scorso da 1.550 dei circa 5mila prigionieri politici, con il sostegno all’esterno di migliaia di palestinesi scesi più volte in strada a manifestare.
Le autorità israeliane ridimensionano la protesta, affermano che si tratta di una iniziativa isolata non legata alle condizioni di vita in prigione e che due dei tre palestinesi verranno rilasciati nel giro di un mesi o due. I tre in sciopero della fame invece fanno sapere che si ritengono prigionieri politici, ingiustamente tenuti in cella dall’occupante israeliano.
Sarsak, che vuole essere riconosciuto anche come prigioniero di guerra, aveva cominciato a rifiutare il cibo il 23 marzo. Poi ha interrotto brevemente la protesta per riprenderla il 16 maggio. Rikhawi denuncia di essere detenuto pur essendo gravemente ammalato.
Nelle scorse settimane ha fatto il giro del mondo il caso di Bilal Diab e Thaer Halahla, entrambi del Jihad islami, che hanno fatto per 78 giorno lo sciopero della fame prima dell’accordo del 14 maggio con Israele.