Il loro sogno era il muro contro muro. Lo desideravano con tutte le loro forze. Per questo i capi dei vescovi cattolici avevano scelto Santorum. Volevano un’agenda fatta di slogan semplici: gli anni 70 hanno rovinato l’America, la rivoluzione sessuale, il femminismo, sono catastrofi. Il preservativo è una forma d’aborto. Santorum per tutto questo era perfetto.Ma è passato Romney.
Forse è per questo che anche dopo il ritiro di Santorum hanno forzato la mano contro Obama, portando la chiesa nella campagna elettorale. L’infido Romney avrebbe dovuto ascoltarli, blandirli, un alleato così era troppo prezioso. Abbarbicati ai vescovi c’erano i reborn, custodi del bushismo, che con i vertici cattolici hanno sperato che la dichiarazione di Obama in favore dei matrimoni omosessuali li avrebbe portati a mettere il cappello anche su Romney. Ma non è stato così.
I sondaggi hanno subito creato imbarazzo nello staff dello sfidante di Obama. Tra gli indecisi l’idea obamiana prevale, metterseli contro sarebbe una pessima idea. Così, dopo aver tentato di scansare l’argomento, dicendo che lui avrebbe parlato di ciò che interessa, cioè di economia, Romney ha capito che non poteva far finta di niente. E ha salutato gli integralisti, ribadendo la sua vecchia linea: matrimonio gay no, adozione per coppie gay sì.
Così Romney spera di tenere uniti i reazionari, che odiano comunque Obama, e di recuperare al centro. Chissà se ci riuscirà. Di certo per il capo dei vescovi, Dolan, l’opusdeista che per schierarsi contro Obama ha detto di no ad ogni possibile compromesso, come ovviamente per i suoi alleati dell’estrema destra “valoriale”, è Caporetto.