L’ex segretario Onu Kofi Annan, inviato speciale per la Siria, sarà sabato a Damasco (accompagnato dal diplomatico palestinese Nasser al-Kidwa, nipote di Yasser Arafat), che gli ha già dato «il benvenuto». Domani invece arriverà nella capitale siriana Valerie Amos, responsabile Onu per gli affari umanitari a cui per diversi giorni la settimana scorsa era stato “congelato” il visto d’entrata. Anche la Cina si muove e da oggi per due giorni un suo inviato – Li Huaxin, ex ambasciatore in Siria – sarà a Damasco per promuovere «con tutte le parti implicate» un piano in 6 punti annunciato da Pechino domenica.
Piano che si basa sull’immediato stop alle violenze, sull’avvio di negoziati (che la Cina considera ancora l’«unica soluzione»), sulla rinuncia a «precondizioni» (leggi, la rinuncia di Assad), sul rifiuto di ogni intervento militare esterno. La Russia manderà il ministro degli esteri Sergei Lavrov al Cairo dove sabato incontrerà i suoi pari della Lega araba. La Nato ha ripetuto di non avere intenzione di intervenire “militar-umanitariamente” in Siria, ma il segretario Rasmussen ha concluso con un inquietante «seguiamo molto da vicino la situazione».
Dopo la «ritirata tattica» da Baba Amr, sobborgo di Homs, annunciata giovedì scorso dai disertori dell’”Esercito siriano libero”, Croce rossa e Mezzaluna rossa sono al lavoro in città ma, almeno fino a ieri sera, non erano ancora entrate nel quartiere roccaforte dell’Esl e martoriato dai bombardamenti governativi, dove mancano luce e acqua, il cibo scarseggia e le comunicazioni sono tagliate, fa freddo e nevica. «Per ragioni di sicurezza», la spiegazione ufficiale, ma ci sono testimonianze di gente fuggita da Baba Amr che parlano di «atrocità» ed «esecuzioni sommarie» commesse dalle truppe lealiste.
Il bilancio di questa anno di crisi siriana riferisce di 7500 morti per mano delle forze governative secondo il bilancio dell’Onu mentre le cifre fornite dal governo parlano di 2-3 mila membri dell’esercito e forze di sicurezza uccisi da «gruppi di terroristi armati». Finiti a Baba Amr, scontri armati e violenze sono continuate in altre città (Daraa) e zone del paese (oleodotto sabotato dagli insorti nell’est).
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