Sessanta tonnellate di carico. Armi sofisticate, destinatario noto e chiaro, il regime siriano. Il vascello russo è arrivato allo scalo greco-cipriota di Limassol mercoledì scorso per fare rifornimento e proseguire il suo viaggio. Ma l’Unione Europea ha decretato l’embargo sulle forniture militare al regime siriano e gli arcigni ispettori ciprioti sono intervenuti. Hanno verificato che si trattava di armi, che erano dirette alla Siria, e hanno minacciato la confisca.
“Ma no, ragazzi, che dite, vi assicuriamo che le portiamo in Turchia”, hanno risposto i responsabili della spedizione russa. I greco ciprioti odiano i turchi, si sa, ma sentendo che quelle armi sarebbero andate a Istanbul e non a Tartus si sono acquietati. “Ah, beh, allora le cose cambiano. Se è proprio sicuro che le portate ai turchi e non ai siriani potete procedere”, hanno risposto i doganieri ciprioti. “Ma certo, parola nostra!”.
E così giovedì mattina un carico di 60 tonnellate di armi made in russia è salpato dal porto europeo di Limassol (i greco ciprioti assumeranno la presidenza di turno dell’Ue tra poche settimane!) e in giornata è arrivato a destinazione: in Siria. Da Bruxelles nessun commento, ovviamente.
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