Cisgiordania: Nahalin, villaggio in pericolo
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Cisgiordania: Nahalin, villaggio in pericolo

Quella degli abitanti della zona è una storia di emarginazione e isolamento: i residenti di questo villaggio di Betlemme sono stati privati di oltre il 60% di terra.

Cisgiordania: Nahalin, villaggio in pericolo
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9 Gennaio 2012 - 15.31


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“Non abbiamo uno spazio vitale, siamo schiacciati tra la Linea Verde, le colonie e i campi militari israeliani”. Dib osserva dall’alto il suo villaggio natale, ha gli occhi tristi, sconsolati – “Nahalin è in pericolo, le politiche israeliane di colonizzazione e di confisca della terra lo stanno completamente isolando dalla Cisgiordania”.

Il villaggio di Nahalin si trova nel distretto di Betlemme, nel centro – sud della Cisgiordania. Una terra ricca di frutteti ed alberi di olivo, una terra che dal 1967 è stata presa di mira dall’esercito israeliano. In 40 anni la geografia della zona è stata modificata e completamente snaturata, grandi aree di terreno sono state confiscate e le terre agricole hanno lasciato il posto alle colonie e ai campi militari israeliani. Il villaggio ha perso più del 60% delle sue terre originarie ed ora si trova circondato da un numero indefinito di insediamenti e basi militari. “Ad est c’è la colonia di Neve Daniel, a sud ci sono un campo militare e gli insediamenti del blocco di Gush Etzion, ad ovest l’enorme colonia di Betar Illit” ha raccontato a Nena News Dib N., 45 anni, originario di Nahalin. Il suo sguardo è triste, preoccupato, le sue parole lasciano poche speranze per il futuro. In quest’area la popolazione palestinese si è ridotta progressivamente a 7000 unità, mentre il numero dei coloni residenti nella zona è in continuo aumento e ha già superato la quota dei 30000.

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Negli anni ‘70 sono sorte le prime colonie, negli anni ‘80 ne sono nate altre, Geva’ot (1984), Betar Illit (1985) e Rosh Zurim (1986), costruite su terre rubate a Nahalin e ai vicini villaggi di Wadi Fuqin e Hussan. Nel 1989, durante la Prima Intifada, il villaggio è stato teatro di scontri violenti: 6 palestinesi di Nahalin sono stati uccisi dall’esercito israeliano e molti altri sono stati feriti.

Con gli accordi di Oslo, nel 1995, il territorio dove sorge ora Nahalin è stato diviso in due aree: il 91% è stato posto in area C, sotto il totale controllo israeliano, mentre il restante 9% è stato classificato come area B, sotto amministrazione dell’Autorità Palestinese (Anp) e controllo israeliano.
“Questo non ha fatto che aumentare i problemi” ha continuato Dib – poiché ha bloccato del tutto l’espansione urbana del villaggio e ha costretto i 7000 abitanti di Nahalin a vivere in un’area minuscola”. Infatti costruire in area C è praticamente impossibile: i permessi devono essere rilasciati dall’Amministrazione Civile israeliana, tuttavia il tasso di approvazione delle richieste di costruzione presentate dai palestinesi è bassissimo: secondo i dati dell’amministrazione civile, dal 2001 al 2007, il 94,5% delle richieste è stato rifiutato.

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Il 1995 è stato anche l’anno in cui le autorità israeliane hanno iniziato la costruzione della by-pass road per collegare le colonie del blocco di Gush Etzion a Betar Illit: oltre agli irreparabili danni ambientali, Nahalin ha subito la confisca di molti acri di terra e lo sradicamento di oltre 2000 alberi di olivo. E l’isolamento e l’emarginazione dei suoi abitanti sono aumentati. Oggi per arrivare al villaggio da Betlemme è necessario passare sotto a due by-pass roads, percorrere un piccolo tratto sterrato e proseguire per una stretta strada che procede a zig-zag in prossimità delle colonie.

E’ l’unica strada che collega il villaggio al resto della Cisgiordania: dalla seconda Intifada in poi anche l’accesso diretto a Hebron è stato chiuso dall’esercito con dei cumuli di terra.
“Potremmo arrivare ad Hebron in venti minuti, invece a causa di questo sistema di apartheid, dobbiamo tornare indietro fino a Betlemme ed è necessaria almeno un’ora” ha affermato Dib sconsolato.

Il risultato di tutto questo è che Nahalin, da comunità agricola si sta trasformando in comunità urbana, con tutti i problemi che ne conseguono. E i dati parlano chiaro: il 25% della popolazione è disoccupata, solo il 15% lavora nel settore agricolo mentre il 40% è risucchiato dal mercato del lavoro israeliano. In Israele e nelle colonie attorno a Nahalin.

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