La paura Siria riapre l'Europa alla Turchia
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La paura Siria riapre l'Europa alla Turchia

Vertice diplomatico fra ministri degli esteri dell'Ue con Ankara invitata. La Turchia, il suo modello di Islam moderato e di apertura alla vita democratica.

La paura Siria riapre l'Europa alla Turchia
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29 Novembre 2011 - 09.40


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di Francesco Peloso

La Francia, attraverso il suo ministro degli Esteri Alain Juppé, ha invitato la Turchia al vertice che si terrà giovedì prossimo a Bruxelles fra i ministri degli Esteri dell’Ue per discutere del dossier Siria e decidere una nuova raffica di sanzioni economiche contro il regime. L’invito francese sarà ora valutato dalle istituzioni comunitarie ma è giudicato “estremamente importante” dal ministero degli esteri francese, il ‘Quai d’Orsay’. Intanto al summit, su richiesta del capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, prenderà parte anche il presidente della Lega araba, Nabil al-Arabi. Bisognerà vedere, ora, se l’Ue accetterà pure la presenza e il ministro degli esteri di Ankara, Ahmet Davutoglu.

Dire di no a Juppé non sarà comunque semplice, anche per il ruolo che Parigi ha giocato negli ultimi mesi nei sommovimenti della Primavera araba. La Francia, infatti, ha preso parte militarmente al conflitto libico con un ruolo di primo, cosa che gli è stata riconosciuta pubblicamente dal capo della Casa Bianca Barack Obama. Ma anche rispetto alla crisi siriana Parigi fu tra le prime capitali occidentali a protestare per la repressione imposta dal regime; anche in quel caso la diplomazia francese agì d’intesa con Washington.

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E’ però su tutto lo scacchiere mediorientale che la Francia ha provato a giocare da protagonista. Sempre Parigi aveva proposto pochi mesi fa alle Nazioni Unite, una mediazione sul riconoscimento dello stato palestinese. Era stato Nicolas Sarkozy a lanciare l’idea della “formula Vaticano”, ovvero il passaggio intermedio – per i palestinesi – ad “Osservatore permanete”, sul modello di quanto avviene per la Santa Sede.

Va detto che già in questo modo gli ambasciatori del Papa prendono parte a tutte le attività e i dibattiti delle Nazioni Unite; insomma l’idea aveva un valore simbolico inferiore a quello del riconoscimento dello Stato, ma dal punto di vista diplomatico era tutt’altro che peregrina. Infine è stata ancorala Francia ad astenersi all’Unesco di nuovo sull’accettazione dei palestinesi come Stato membro; in tal modo agevolando il voto favorevole ad Abu Mazen che ha portato a casa un significativo successo.

Sul fronte degli accordi commerciali, poi, la campagna di Libia ha prodotto importanti vantaggi per i grandi gruppi francesi. Se insomma la politica del governo Sarkozy non gode di grandi consensi all’interno, sul fronte internazionale Juppé ha ricollocato il Paese in una posizione centrale rispetto agli sconvolgimenti del Mediterraneo. La Francia sembra aver intuito meglio del resto d’Europa che dal Medio Oriente al mondo arabo è in corso una colossale riorganizzazione degli assetti politici ed economici della regione con ricadute forti su tutto l’Occidente. Non solo: le questioni migratorie, il rapporto con l’Islam, i legami con i singoli Stati e i nuovi governi, sono capitoli tutti da scrivere di una storia futura. E’ in questa prospettiva che lo stesso Bashar si è trasformato rapidamente, per l’Eliseo, in un ex amico e nel nuovo dittatore da abbattere.

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E’ in questo contesto che la Turchia, il suo modello di Islam moderato e di apertura progressiva alla vita democratica, è diventata di nuovo l’interlocutore chiave. Anche perché, ormai, non sono pochi i Paesi arabi e mediorientali che indicano nel modello Erdogan la strada da seguire. Così Ankara ha smesso di bussare alle porte di un’Unione europea a rischio fallimento e scossa dai terremoti finanziari, al contrario è soggetto privilegiato di un dialogo politico, culturale ed economico decisivo per il futuro.

La Turchia, da parte sua, torna ad essere, oltre la retorica, il “Paese-ponte” per eccellenza, diventa pedina chiave anche nel conflitto israelo-palestinese e assurge al ruolo di ‘rivale’ dell’Iran nella regione. L’Europa, dunque, non può che guardare verso il Bosforo, per questo la diplomazia francese si è mossa per tempo e, ancora nei giorni scorsi, si è svolto ad Ankara un vertice turco-francese proprio sulla Siria.

Infine resta da vedere quale potrà essere il proseguimento della crisi siriana. Per ora tutto lascia intendere che il regime non lascerà il campo tanto facilmente, l’opzione militare contro Assad è stata scartata, ma certo gli scenari, fino ad oggi, in tutta l’area sono mutati molto rapidamente.

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