Haaretz: Abu Mazen rinuncia all'Onu in cambio di soldi
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Haaretz: Abu Mazen rinuncia all'Onu in cambio di soldi

L’Olp rigetta l’accusa con sdegno: tutto falso è una manovra per fermare il percorso verso le Nazioni Unite.

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17 Novembre 2011 - 21.19


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Soldi in cambio della rinuncia all’adesione alle Nazioni Unite e alle agenzie Onu della Palestina. La “soffiata”, pubblicata oggi dal quotidiano israeliano Ha’aretz, sarebbe opera di un diplomatico europeo rimasto anonimo: il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas avrebbe offerto agli Stati Uniti l’opportunità di evitare temporaneamente l’adesione dello Stato di Palestina all’Onu su un piatto d’argento.

Congelamento di tutte le richieste di ingresso come Stato membro alle diverse agenzie delle Nazioni Unite (come l’Organizzazione Mondiale della Sanità) e alla stessa Assemblea Generale Onu, in cambio del trasferimento di fondi da parte di Stati Uniti e Israele all’Autorità di Ramallah, bloccati dopo l’adesione all’Unesco. Un’accusa che l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, attraverso le parole di Hanan Ashrawi, membro del Comitato Esecutivo dell’Olp, rimanda al mittente: nessun accordo sottobanco.

“Il report pubblicato da Ha’aretz è completamente falso e i media israeliani non sono fonti di informazione attendibili riguardo le posizioni e le decisioni palestinesi – ha spiegato Ashrawi – Il rapporto è l’ennesima manovra israeliana per creare confusione e fermare l’adesione della Palestina alle Nazioni Unite”.

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A creare la confusione denunciata dall’OLP sarebbe stato un diplomatico europeo che avrebbe ricevuto la notizia direttamente dall’Autorità Palestinese. Il diplomatico, fonte anonima del quotidiano israeliano, avrebbe fatto sapere che Abbas sarebbe disposto a rimandare il voto dell’Assemblea Generale dell’Onu previsto per la fine di dicembre, in cambio dello scongelamento dei finanziamenti da parte israeliana e statunitense. Tel Aviv, dopo il voto favorevole dell’Assemblea Generale dell’Unesco all’adesione della Palestina la scorsa settimana, ha bloccato il trasferimento delle tasse palestinesi nella casse di Ramallah, circa 100 milioni di dollari per il mese di ottobre.

Secondo il diplomatico, l’inviato speciale del primo ministro israeliano Netanyahu, Isaac Molho, ieri avrebbe incontrato segretamente a Londra due rappresentanti dell’amministrazione Obama, David Hale e Dennis Ross, per discutere della proposta palestinese. Proposta che potrebbe bloccare per lungo tempo il processo di adesione dello Stato di Palestina come stato osservatore non membro.

Fonti israeliane hanno confermato che l’inviato speciale Molho si sia incontrato con funzionari americani a Londra, mentre dalla Gran Bretagna giungono voci sulla presenza nel meeting di un ufficiale arabo rimasto anch’egli anonimo. E se l’amministrazione Usa guarderebbe positivamente alla proposta di accordo palestinese, Tel Aviv non si pronuncia e continua con il congelamento del trasferimento delle tasse palestinesi nelle casse dell’Ap, come forma di punizione per l’adesione all’Unesco.

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Ma Ramallah non ci sta e nega accordi sottobanco: l’Autorità Palestinese non intende affatto rinunciare al seggio alle Nazioni Unite. A fare da portavoce del presidente Mahmoud Abbas è stata questa mattina Hanan Ashrawi, membro del Comitato Esecutivo dell’Olp, che in una conferenza stampa ha decisamente rigettato le accuse: la Palestina non rinuncerà all’adesione all’Onu per avere indietro quanto gli spetta, ovvero le tasse pagate dal popolo palestinese.

Insomma, Abbas continua per la sua strada, con finanziamenti o no. Questa l’assicurazione dell’Olp. Continuerà soprattutto dopo la vittoria all’Unesco, con 107 voti favorevoli, e la sconfitta ampiamente attesa al Consiglio di Sicurezza dell’Onu: domenica, con soli otto voti favorevoli, la Palestina non è riuscita ad ottenere l’ok ad una adesione piena alle Nazioni Unite, come Stato membro a tutti gli effetti. Salvando così la faccia del presidente americano Obama, che non è stato costretto ad utilizzare il diritto di vero per bloccare l’iniziativa palestinese.

“Per ragioni tattiche i palestinesi potrebbero optare per l’ingresso come ‘Stato non membro’ – aveva spiegato domenica il ministro degli Esteri dell’Ap, Riyad Malki – Ma non ci accontenteremo di essere semplici osservatori”. L’obiettivo finale resta quello di un ingresso pieno, per questo l’Olp tenterà di nuovo a gennaio, quando i membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza cambieranno

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