La Palestina ammessa nell'Unesco
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La Palestina ammessa nell'Unesco

Storico voto oggi alla Conferenza generale annuale dell’Unesco. Pochi i voti contrari, tra i quali quelli di Stati Uniti e Israele. L’Italia si è nuovamente astenuta.

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31 Ottobre 2011 - 15.47


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«Questo è un giorno di festa, un giorno storico». Il primo ad esprimere la soddisfazione per l’ingresso oggi della Palestina a pieno titolo nell’Unesco – l’agenzia dell’Onu per la cultura e l’istruzione – è stato Sabri Saidam, consigliere del presidente dell’Anp Mahmoud Abbas. «Per noi si tratta di uno dei pilastri nella nostra lotta per l’indipendenza, penso che siamo più che mai vicini a raggiungerla», ha affermato, aggiungendo che il voto è un «grande messaggio» per chi, in seno al Consiglio di Sicurezza, si oppone alla richiesta palestinese di adesione all’Onu. E’ intervenuta anche una storica “portavoce” palestinese, Hanan Ashrawi. Si è trattato, ha spiegato, di «un trionfo dello spirito umano di fronte alle intimidazioni». «È molto importante perchè manda il chiaro messaggio che nel mondo vi è una maggioranza di Paesi che non vogliono rendere vittime i palestinesi ed escluderli dalla comunità delle Nazioni» ha aggiunto Ashrawi «la minoranza che ha votato contro, in particolare gli Stati uniti, si troverà isolata dalla parte sbagliata». E’ arduo prevedere quanto avrà di concreto questa “vittoria” palestinese ottenuta oggi nonostante l’opposizione di Israele e Stati Uniti. Certo è che si tratta di un successo diplomatico di non poco conto, che accresce lo status palestinese a livello internazionale, ma che, è bene precisare subito, non porterà al riconoscimento automatico alle Nazioni Unite dell’indipendenza dei palestinesi sotto occupazione israeliana.

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Oggi 107 Stati si sono espressi a favore dell’adesione della Palestina, 52 – tra cui l’Italia, schierata con Israele – si sono astenuti, e 14 hanno detto no, tra i quali Usa, Germania e Israele. In sala ha fatto molto scalpore il sì della Francia che fino a qualche settimana fa appariva contraria alla iniziativa palestinese. Il voto favorevole della Conferenza era dato per certo visto che lo scorso 5 ottobre il Consiglio esecutivo dell’Unesco aveva approvato con 40 voti favorevoli su 58 una raccomandazione (giunta dai Paesi arabi) per attribuire alla Palestina lo statuto di stato membro visto che era coinvolta solo con lo status di osservatore.

La dura opposizione di Stati Uniti e Israele all’iniziativa palestinese non va inquadrata solo sul piano diplomatico e della battaglia in corso al Palazzo di Vetro per l’accettazione della Palestina come Stato membro dell’Onu. Il passo mosso dall’Unesco di fatto rappresenta una risposta alla decisione unilaterale del governo Netanyahu di dichiarare, un anno fa, «monumenti del patrimonio storico israeliano» due siti – la Grotta dei Patriarchi di Hebron e la Tomba di Rachele di Betlemme – che si trovano entrambi nella Cisgiordania occupata. Decisione criticata anche da una parte della comunità internazionale. Dopo il voto di oggi e il loro ingresso a pieno titolo nell’Unesco, i palestinesi potranno richiedere la registrazione di quei siti che Israele vorrebbe annettersi definitivamente.

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Per questo Stati Uniti ed Europa si erano impegnati in un pressing diplomatico per persuadere i palestinesi ad accontentarsi di uno status di livello inferiore a quello di membro a tutti gli effetti. Gli europei chiedevano ai palestinesi di aderire per ora solo a tre convenzioni dell’Unesco. Ma il ministro degli esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese, Riad Malki, ieri aveva ribadito di volere il pieno riconoscimento come Stato. «Se otterremo un successo e con un gran numero di voti, daremo un grande impulso agli sforzi che stiamo facendo per ottenere l’adesione del nostro Stato indipendente anche alle Nazioni Unite», ha spiegato Malki a radio Voce della Palestina.

Alla vittoria diplomatica palestinese, seguiranno però seri guai finanziari per l’Unesco. La portavoce del dipartimento di Stato americano Victoria Nuland la scorsa settimana aveva avvertito che «ci saranno conseguenze» dopo l’accoglimento della Palestina, un chiaro riferimento ai 70 milioni di dollari che Washington versa ogni anno all’agenzia dell’Onu. Agli Stati Uniti si unirà Israele. Nimrod Barkan, l’ambasciatore israeliano presso l’Unesco è stato categorico nel ribadire il punto di vista del suo paese secondo il quale che non spetta ad un’agenzia dell’Onu, ma al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, decidere quali Stati possono essere accolti.

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