Hamas sotto accusa per la mancata liberazione di Barghouti

Il segretario in Cisgiordania del partito Fatah e Ahmed Saadat, del Fronte popolare per la liberazione della Palestina resteranno prigionieri di Israele.

Hamas sotto accusa per la mancata liberazione di Barghouti
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13 Ottobre 2011 - 17.46


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Avverrà martedì 18 o mercoledì 19 lo scambio tra il caporale israeliano Ghilad Shalit e il primo scaglione di detenuti politici palestinesi previsto dall’accordo raggiunto due giorni fa da Israele e Hamas. Lo dicono fonti israeliane. Ma dopo i festeggiamenti in Cisgiordania e Gaza per il prossimo ritorno a casa di mille detenuti (una quarantina di questi però sono destinati all’esilio), ora cominciano le polemiche per la mancata inclusione nella lista di prigionieri da liberare di Marwan Barghouti e Ahmed Saadat, rispettivamente il segretario in Cisgiordania del partito Fatah e il segretario generale del Fronte popolare per la liberazione della Palestina.

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Da parte di Fatah si sostiene che Hamas abbia, per puro calcolo politico, deciso accettare un accordo minimo con Israele rinunciando ad insistere sulla liberazione di Marwan Barghouti, il più stimato e popolare dei dirigenti del partito guidato dal presidente dell’Anp Abu Mazen. Il Fronte popolare non commenta in pubblico ma nei suoi ranghi regano delusione e malumore per la mancata scarcerazione di Saadat. Hamas respinge le accuse. L’agenzia di stampa palestinese “Maan” sostiene che la lista dei detenuti che Israele si è impegnato a scarcerare in cambio di Shalit avrebbe compreso fino a poche ore dalla firma anche i nomi di Barghouti e Saadat. All’ultimo momento però i negoziatori israeliani li avrebbero cancellati e Hamas pur di non far saltare l’accordo ha deciso ugualmente di firmarlo.

Qualcuno però nota che questa improvvisa scelta «pragmatica» di Hamas è avvenuta sui nomi di leader di altre fazioni. Altri aggiungono che la lista dei detenuti che verranno scarcerati è stata resa nota dal movimento islamico solo dopo l’annuncio dell’accordo raggiunto con Israele, una mossa, dicono, volta proprio a prevenire le polemiche per la mancata liberazione di detenuti politici di primo piano. Non è sfuggito peraltro il fatto che Hamas abbia rinunciato anche alla scarcezione di alcuni dei suoi capi militari e accettato l’esilio per decine di detenuti imposto da Netanyahu. Da parte loro i leader del movimento islamico spiegano di non aver diffuso la lista dei detenuti in anticipo soltanto per «ragioni tecniche»

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