Vittorio: oggi la seconda udienza del processo
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Vittorio: oggi la seconda udienza del processo

Riprende alle 10 italiane il procedimento contro quattro giovani palestinesi accusati di aver rapito ed ucciso l'attivista italiano lo scorso 15 aprile

Vittorio: oggi la seconda udienza del processo
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22 Settembre 2011 - 10.10


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di Michele Giorgio

Riprende stamani al tribunale militare di Gaza city il processo per l’assassinio, avvenuto lo scorso 15 aprile, di Vittorio Arrigoni che vede alla sbarra quattro giovanissimi palestinesi – Mahmoud Salfiti, Tamer Hasasnah, Khader Jram e Amer Abu-Ghoula – membri di una presunta cellula salafita di Gaza guidata da Abdel Rahman Breizat (un cittadino giordano) e da Bilal al Omari, entrambi rimasti uccisi dopo il sequestro dell’attivista italiano in uno scontro a fuoco con un’unità scelta delle forze di sicurezza del governo di Hamas. Oggi si attendono in aula, in qualità di osservatori, anche l’avvocato italiano della famiglia Arrigoni, Gilberto Pagani, e due attivisti, Germano Monti e Giuseppe Marella, della Freedom Flotilla Italia. La presenza di Monti e Marella, annunciata nei giorni scorsi, tuttavia ieri sera appariva incerta. Al momento di trasmettere questo servizio, i due italiani non avevano ancora comunicato il loro ingresso a Gaza ed erano fermi sul versante egiziano del valico di Rafah. In aula ci saranno sicuramente altri italiani, che vivono e lavorano a Gaza, e un buon numero di amici palestinesi di Vittorio. La famiglia Arrigoni sarà comunque rappresentata dai legali del Centro palestinese dei Diritti Umani (Cpdu) che, pur non essendo stato ammesso a partecipare al dibattimento (la procedura penale militare non prevede la costituzione di parti civili), potrà seguire in aula il processo e avrà la facoltà di fare osservazioni e presentare documenti.

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La prima udienza, lo scorso 8 settembre, si era chiusa con la decisione del presidente della corte, il colonnello Ata Abu Mansour, di consentire alla difesa di prendere visione di nuovi elementi di prova e di un cd con le confessioni degli imputati introdotti dall’accusa. La speranza è che oggi cominci il dibattimento vero e proprio e che si possano ascoltare agli imputati in modo da sapere dalla loro viva voce i motivi che li hanno spinti a sequestrare Vittorio che a Gaza godeva di grande prestigio. Sono in tanti nella Striscia a ricordare l’importante lavoro di informazione svolto da Vik durante e dopo la devastante Operazione militare israeliana «Piombo fuso» sulle pagine del manifesto e attraverso il suo blog e facebook. Senza dimenticare la sua costante presenza nelle campagne o in mare aperto a protezione di contadini e pescatori palestinesi minacciati dal fuoco dei militari israeliani. Durante gli interrogatori gli imputati hanno confessato di aver rapito Vik allo scopo di ottenere la liberazione dello sceicco al Maqdisi (maestro spirituale del giordano Breizat) arrestato qualche mese prima dalla polizia di Hamas. La difesa sostiene che i quattro alla sbarra non erano a conoscenza delle vere intenzioni di Abdel Rahman Breizat, personaggio dai contorni incerti ed esecutore materiale dell’assassinio. L’accusa, al contrario, afferma che tre dei quattro imputati avevano premeditato l’omicidio assieme ai leader del gruppo (il quarto imputato, Amr Abu Ghoula, è accusato «soltanto» di aver offerto rifugio a Breizat e ad Omari quando, dopo l’assassinio di Vittorio, cercavano di far perdere le loro tracce).

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Amici e conoscenti di Vittorio auspicano di poter ottenere oggi un inizio di verità e certezza su di un assassinio terribile e misterioso che potrebbe aver avuto una «regia esterna», nonostante questa ipotesi non sia emersa a sufficienza durante l’inchiesta condotta dalla procura militare. «Troppi dubbi restano da sciogliere – ci diceva ieri Khalil Shahin, vice direttore del Cpdu – la figura di Breizat resta avvolta nella nebbia e il fatto che sia morto non ci permetterà di ascoltare la verità di colui che era ritornato di proposito a Gaza per prendere in ostaggio uno straniero e scambiarlo con al Maqdisi. Sempre ammesso che questa versione ufficiale dell’accaduto corrisponda alla verità». In ogni caso il processo dovrebbe proseguire a ritmi relativamente sostenuti. Secondo indiscrezioni la sentenza potrebbe arrivare tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Almeno due degli imputati rischiano la pena di morte.

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