Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura, che è attualmente in corso, si ispira alla capacità che Papa Francesco riconosce alle arti e alla cultura. Qusta capacità – per citare le sue parole – consiste nel «sognare nuove versioni del mondo, introducendo novità nella storia e mettendo al mondo qualcosa che così non si era mai visto».
Nuove visioni del mondo, dunque. Sempre più urgenti in un momento in cui l’ordine mondiale è in fase di profondo cambiamento e trasformazione. L’arte è anche una risorsa per immaginare il futuro e avere ancora speranza.
Per questo il Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione ha voluto che un evento del Giubileo toccasse il carcere di Regina Coeli, così come aveva voluto che il padiglione vaticano alla Biennale di Venezia fosse il carcere femminile della Giudecca. Il carcere come luogo d’arte è un simbolo rivoluzionario di speranza, un gesto giubilare. Il luogo della detenzione e della pena diventa un luogo in cui è possibile la creatività.
Attraverso la musica, la letteratura, il teatro e le altre forme artistiche, possiamo sensibilizzare le coscienze sulle ingiustizie sociali e sulle sofferenze dei più deboli, invitando alla solidarietà e all’azione concreta per il bene comune.
La speranza è la chiave del Giubileo e la Chiesa si rivolge all’arte per imparare linguaggi e immagini che possano aiutarla a vivere meglio la sua missione nel mondo di oggi. La Chiesa non chiede solamente agli artisti di esprimere la fede che la fonda con opere belle, come in passato, ma si rivolge all’arte per essere aiutata a vivere la propria missione, ad annunciare che sperare è ancora possibile.
Ed è consapevole di avere un patrimonio artistico e culturale della quale è responsabile. Per questo si sono riuniti ai Musei Vaticani i responsabili di grandi istituzioni museali e culturali del mondo a discutere di come decodificare e trasmettere questo patrimonio alle nuove generazioni, anche grazie alle nuove tecnologie.
E il Giubileo vedrà anche l’apertura di una mostra sulla «Poesia visiva», espressione delle avanguardie, capace di dare un messaggio forte sul mondo, anche di protesta.
E proprio Francesco, in una sua Lettera ai poeti, ha detto: «La Chiesa ha bisogno della vostra genialità, perché ha bisogno di protestare, chiamare e gridare».