Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». (Mc 12, 38-44 – XXXII TO/B).
L’ipocrisia è una brutta bestia. E’ un male umano tipico e spesso inevitabile: ci sono ipocriti in tutti gli ambienti rigidi e chiusi, carenti dal punto di vista formativo. Ci sono tra i cristiani, come tra ebrei e musulmani, tra gli atei e non, nelle gerarchie religiose come in quelle laiche. Ci sono in tutte le istituzioni.
Bernanos, in maniera sferzante, li addita così: “Quando vi vedo manipolare una verità con le vostre dita agili, le vostre dita di prestigiatori, le vostre dita sacrileghe, so quel che voi profanate – capite? Me l’avete insegnato voi stessi al catechismo, imbecilli! (…). Non smetterò mai di ripetere a questi ipocriti, i quali hanno in bocca soltanto la parola “prestigio”, che la verità non ha bisogno di prestigio; sono piuttosto loro che provano questo bisogno, che hanno questa smania, questo prurito; ma essi non hanno il diritto di soddisfarlo a spese della verità. È burlarsi amaramente della povera gente parlare da incorruttibili censori ad avverarsi sospettati di tutti i mali di cui soffre la società moderna, e rispondere a coloro che t’interrogano sui tuoi errori: “Sciagurato! Se dicessimo la verità su noi stessi rischieremmo di non poterla dire più agli altri, noi mentiamo dunque nell’interesse della verità stessa. Cosicché più siamo severi con gli altri; più è necessario mostrare indulgenza verso le nostre proprie persone”. Buffoni!”.
Di persone con le dita agili e la menzogna in bocca ce ne sono tante nei nostri ambienti. Di gente che condannano gli altri, senza dire mai la verità su stessi, le istituzioni sono abbastanza affollate. Tuttavia nel brano Gesù non si dilunga nel condannarli; li descrive solamente e si limita a stigmatizzare gli scribi ipocriti e a mettere in guardia i suoi discepoli con un “Guardatevi!” da loro. Ma all’ammonimento, segue, apparentemente slegato, l’indicare la vedova come esempio di generosità sincera e profonda.
La vedova è mille miglia lontana dall’ipocrisia. E’ una “povera del Signore”. Non ha bisogno di apparire, non frequenta piazze, tv e sociali. E’ sola con se stessa e il suo buon Dio. Davanti a Lui sa che non può fingere, non vuole fingere. Vuole solo fare solo essere fedele alla sua fede ebraica e dare il contributo al tesoro del tempio. Forse Gesù l’ha indicata per dire anche come evitare ogni ipocrisia, a ogni latitudine: piena responsabilità riguardo a ciò che si deve a Dio, a se stessi e agli altri. Gli ipocriti, in genere, sono chiassosi, irresponsabili e spocchiosi. La vedova, come tutti gli autentici giusti, è discreta, coscienziosa e umile.
La vedova, direbbe Bernanos, è colei che ha fatto “una volta per sempre, il giuramento di non mentire mai, nemmeno e soprattutto all’avversario, di non mai mentire, di non mentire con nessun pretesto e meno ancora, possibilmente, con il pretesto di servire prestigi che sono d’altronde compromessi soltanto con la menzogna”.