Un sinodo di dialogo e coraggio per una Chiesa che abbraccia il mondo
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Un sinodo di dialogo e coraggio per una Chiesa che abbraccia il mondo

Il Sinodo che si è appena concluso in Vaticano ha certificato che è possibile intendersi parlando linguaggi differenti. L’unità cattolica non è uniformità, ma armonia delle differenze.

Un sinodo di dialogo e coraggio per una Chiesa che abbraccia il mondo
Papa Francesco
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padre Antonio Spadaro Modifica articolo

27 Ottobre 2024 - 19.24


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l Sinodo che si è appena concluso in Vaticano ha certificato che è possibile intendersi parlando linguaggi differenti. L’unità cattolica non è uniformità, ma armonia delle differenze. Questo porta a un ripensamento del modo di prendere le decisioni nella Chiesa, e a una revisione della normativa che porta a prenderle. Sono state approvate alcune proposte molto concrete.

Chi ha partecipato al Sinodo ha raggiunto Roma da ogni continente e nazione, incluse Ucraina e Russia, Iran e Israele.

I cinesi per la prima volta hanno partecipato – attivamente – per tutta la durata dell’assemblea. La voce della Chiesa sinodale è risuonata anche come «una profezia sociale che ispira nuovi cammini per la politica»; profezia di unità in un’epoca segnata dal disincanto e dalla disillusione nei confronti dei modelli di governo, dai nazionalismi contrapposti, dalla tentazione di risolvere i conflitti con la forza.

Ci sono stati temi, come quello delle donne nella Chiesa, che hanno mandato in crash ripetutamente il sistema. Il Sinodo non ha dato stabilità al sistema, ma lo ha preparato per l’aggiornamento. È stata pure verbalizzata la constatazione che non è più proponibile «un’unica comprensione della vita della Chiesa». Dunque, non sono possibili neanche soluzioni e «forme pastorali» che siano uguali dovunque nel mondo. Risultato questo per nulla modesto.

La conclusione del Sinodo non è stata la risposta a domande importanti ma obsolete. È stato convocato per porre le fondamenta del futuro della Chiesa. La ricerca ostinata e serena di un consenso largo è stata motivata da un bisogno condiviso di porre queste basi, di consolidare il campo da gioco di una partita da giocare in squadra. C’è ancora molto da giocare e mettere in gioco.

Mentre il mondo appare sempre più diviso in blocchi contrapposti più minacciosi di quelli del secolo scorso, il Sinodo cattolico ha affermato che siamo attori di un destino comune, e che la Chiesa oggi ha bisogno di abitare i luoghi esposti a venti e burrasche che agitano il mondo. Lì soffia lo Spirito che siamo chiamati a riconoscere. Non c’è più tempo di rifugiarci in porti sicuri. Che non esistono.

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