La brutta frase del Papa sulla 'frociaggine' ci fa dimenticare che i seminari sono un problema e non una risorsa

La casta sacerdotale è sempre stata sentita e capita come un qualcosa che sta sopra, più in alto del popolo di Dio, cioè dei fedeli laici. 

La brutta frase del Papa sulla 'frociaggine' ci fa dimenticare che i seminari sono un problema e non una risorsa
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

28 Maggio 2024 - 11.02


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Rispondendo a una domanda sull’ammissione degli omosessuali in seminario, papa Francesco avrebbe detto: “Guardate: c’è già un’aria di frociaggine in giro che non fa bene. C’è una cultura odierna dell’omosessualità rispetto alla quale chi ha un orientamento omosessuale è meglio che non sia accolto” in seminario perché “è molto difficile che un ragazzo che ha questa tendenza poi non cada perché vengono pensando che la vita del prete li possa sostenere ma poi cadono nell’esercizio del ministero”. 

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Sono queste le parole precise pronunciate dal Papa nell’incontro di lunedì scorso a porte chiuse con i Vescovi italiani che certamente hanno fatto “sussultare” gli stessi vescovi, come confermano loro stessi, ma che il Pontefice ha utilizzato per mettere in guardia i presenti sul fatto che quello che per la cultura di oggi sembra la cosa più normale, per il ministero ordinato non lo è, esponendo i giovani al rischio di cadere”. 

Le prime reazioni che vengono sono di sbalordimento per il termine volgare, ma anche di ingenuità.  Poteva non immaginare Francesco che un’assemblea così ampia , e anche notoriamente chiacchierona, avrebbe rispettato il vincolo del segreto? Ciò che si dice in un incontro a porte chiuse è riservato, ma dalle assemblee dei vescovi escono sempre tutti gli spifferi, tutto. Con Francesco poi è diventata una costante, quasi che i vescovi ci tengano a far sapere tutto. 

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Le sorprese così diventano due e la domanda sul perché si continuino a fare queste sezioni a porte chiuse quando poi di segreto non c’è mai alcunché è naturale. Una volta c’è stato anche un equivoco: il papa venne trasmesso in diretta ma tutti pensavano che l’incontro fosse a porte chiuse. Ovviamente era il papa a volere la pubblicità dell’incontro, i vescovi no. Così si è tornata alla prassi, compresa quella della violazione del segreto. 

Ciò non toglie che il punto, il vocabolario bruttissimo usato dal papa, fotografa anche una falsa coscienza. Come si vede il papa non dice che ci sia un’intenzione, ma un pericolo che ha conseguenze a volte gravi. C’è trasparenza al riguardo? Il papa ha sbagliato, ha usato un linguaggio infelice, ma rileggendo quel che ha detto uno si chiede: a che servono i seminari? Servono a creare la casta sacerdotale, separata dal resto del popolo di Dio. Un conto è il monachesimo, altro lo “stato clericale”. Serve? La Chiesa è fatta di tanti ministeri, perché quelli oggi di competenza dei sacerdoti devono essere considerati diversi dagli altri? Perché, a differenza di un catechista, il sacerdote deve essere ordinato? La separazione dei sacerdoti dal popolo di Dio sarebbe coerente con il messaggio del Cristo che l’ha, a mio avviso, avversata? 

Questa considerazione è totalmente estranea al senso di quanto affermato da Francesco, ma oltre a inalberarsi per il linguaggio, sarebbe il caso che qualcuno cominciasse a badare anche alla sostanza delle cose. Perché per secoli un prete che si comportava male o faceva una cosa grave si è sempre detto che veniva “ridotto allo stato laicale”. Perché la casta sacerdotale è sempre stata sentita e capita come un qualcosa che sta sopra, più in alto del popolo di Dio, cioè dei fedeli laici. 

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Ma oggi questa separazione non regge più, come non regge più l’esclusione delle donne non dal sacerdozio, che non si regge in sé, ma dalla celebrazione del ministero che oggi il sacerdote maschio tiene strettamente per sé. Certo, per esercitarlo occorre studiare, anche i catechisti e le catechiste devono studiare per esercitare il loro ministero. Il problema che viene a galla è che i seminari sono un problema e non una risorsa. In questa Chiesa declericalizzata un cattolico omosessuale potrebbe tranquillamente esercitare qualsiasi ministero, come qualsiasi giovane eterosessuale, e liberarsi dallo stato clericale renderebbe molto più sano l’ambiente ecclesiale. 

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