Tra le guerre e le polemiche di una politica che vola bassissimo, ecco che i riflettori si accendono sulla scuola e sulle nuove generazioni, non sono le riforme e una nuova politica a riaccenderli, sono i ragazzi e le ragazze che con coraggio e determinazione si sono presi la scena ed hanno dimostrato il vuoto che avvolge il mondo dell’istruzione e della formazione. Due pilastri di uno Stato che dovrebbe progredire e investire nel futuro, non solo chiacchiere e proclami. La propaganda tanto urlata sul merito e le riforme, rimane propaganda senza sostanza, il divario tra generazioni è sempre più ampio, il dialogo stenta a partire ed intanto spendiamo ed incassiamo soldi destinati alla NEXTGENERATION. Quella NEXTGENERATION a cui non chiediamo cosa vogliono per il futuro e non riusciamo neanche ad immaginare quali investimenti fare, soldi a pioggia destinati al futuro programmati senza una visione e senza prospettive. Brancoliamo nel buio, perché incapaci di riflettere, di proporre e di immaginare il futuro, campioni a mettere sul banco degli imputati i giovani, bravissimi ad accusarli, punirli, sanzionarli; scomodando illustri giornalisti, pensatori e politici che hanno deciso che non capendo il problema, è meglio spegnere il dissenso che governarlo.
Io sono da sempre con questa gioventù, la gioventù che mi ricorda la mia, fatta di voglia di cambiare, di partecipare, di dare un senso alla vita, una gioventù impegnata, che ho pagato cara ed amara, ma di cui vado fiera e che mi ha regalato tante amicizie, consapevolezza, coraggio e tanti insegnamenti. Sì, io ero in piazza contro la Falcucci, ero parte della Pantera, ho dovuto cambiare scuola, ho ricevuto voti falsati perché non mi uniformavo alle regole. Ho ricevuto sguardi terribili e caldi consigli dai miei genitori che non comprendevano il mio desiderio di dare il mio contributo al cambiamento; sono andata avanti e non ho mollato e stranamente quel senso civico mi accompagna ancora e mi emoziona quando lo ritrovo nei miei figli.
L’Italia è miope da sempre, è più conservatrice di come si descrive, e come direbbe Gaber è conformista, egoista e poco visionaria.
Ma occorre fare ordine sul tema scuola, giovani, occupazioni e proteste: ci sono migliaia di giovani che come è giusto che sia vogliono dare un contributo al loro futuro, possono sbagliare ma è questa l’età per farlo, è questa l’età per capire, protestare, rivendicare e poi ragionare. Vogliono costruire il futuro e vogliono farlo dal loro punto di vista; certo la scuola insegna, è fatta di disciplina ma anche di diritti e naturalmente di doveri. E allora la prima domanda lecita da porsi è: la scuola, di oggi, insegna? I docenti sono in cattedra per insegnare e dare l’esempio, o spesso, senza generalizzare, per dare voti e spiegare la lezione in maniera asettica, con programmi retrogradi? La scuola è una palestra di vita o è una competizione con tanto di medaglie e podio? Si possono fare compiti scritti di filosofia, di storia e altro senza poter godere di un’interrogazione orale, dove esprimersi e sbagliare? Si può immaginare un percorso che non tenga conto solo del programma e dei paragrafi? A scuola non si dovrebbe esercitare la dialettica, il confronto? I voti sono fondamentali, un ragazzo vale i voti che prende? Non sarebbe meglio aggiungere ai voti, dei giudizi motivazionali? Ebbene la scuola non risponde a queste domande e dopo il Covid ancora peggio, questa gioventù viene da anni terribili, mascherine, video-lezioni, e la paura del contagio, spesso hanno iniziato a studiare davanti ad un computer, materie come latino, greco, matematica, filosofia etc. Ma a nessuno importa e molto spesso i docenti non tengono conto di tutto questo, anzi si pongono come vittime, dimenticando pedagogia e metodologia, parlando solo di programmi ministeriali, medie numeriche, griglie di valutazioni, PCTO e crediti. Se fossi una ragazzina direi ai professori che sono rimasti, ancora, dietro a quello schermo, ligi solo a portare a termine un mero lavoro ministeriale senza coinvolgimento e passione: voglio crescere, voglio imparare, voglio essere corretta, voglio che stimoliate la mia curiosità, voglio che Socrate, Platone mi facciano riflettere, voglio imparare l’importanza della letteratura nel mondo, voglio che la storia non sia solo date e luoghi, voglio che la matematica mi insegni a dare certezza e logica alla mia vita, voglio imparare senza avere solo paura del voto, voglio imparare ad amare la poesia….
E così si arriva al ruolo dei docenti che da un lato sono mal retribuiti, poco considerati socialmente, aggrediti dai genitori e maltrattati. In parte è vero, e su questo occorre che la politica e le istituzioni agiscano, ma non è vero che molti di questi docenti insegnano per ripiego e non fanno nulla per non farlo notare in classe? Con i se e con i ma non si va avanti, raccontando agli allievi che avrebbero potuto essere professori universitari, architetti, ingegneri, scrittori etc..ma che la vita crudele li ha reclusi in un’aula, non si insegna con le proprie frustrazioni. E allora io che oggi non so cosa darei per insegnare, credo che sia un lavoro meraviglioso. Si, io che nella mia vita mi sono sempre occupata di scuola, per caso e per scelta, anche senza insegnare, credo fermamente che poter raccontare e trasmettere il sapere e la propria esperienza sia un regalo immenso, sapere di aver regalato qualche perla di saggezza, ascoltare le loro voci e imparare da loro, sia una delle cose più belle che possa capitare. Ed invece in classe non tutti insegnano con passione, non dico sia una missione ma poter cambiare la vita delle persone deve essere straordinario e di persone così ne ho incontrate tantissime, persone felici che rimangono nei cuori e nei pensieri. E se si pensasse, come per i professori universitari, di valutare l’operato degli insegnanti? I voti dovrebbero valere per tutti e chi fa bene il proprio lavoro non dovrebbe temere nulla, sarebbe una sperimentazione da fare anche perché, se di merito si parla non capisco perché deve avere come protagonisti solo gli studenti. Il patto tra adulti e giovani è lo stesso tra i professori e gli studenti, un patto si rispetta da entrambe le parti, il rispetto deve essere reciproco e le griglie di valutazioni non dovrebbero valere solo da una parte.
Gramellini che oramai scrive assolutamente di tutto si è schierato con il preside del celebre Liceo Tasso di Roma, che tristezza, parlare di padri che proteggono i figli (e poi senza fare polemica perché non di madri), e di quella malsana idea che si debba stare sempre dalla parte del potere e del capo. Ai ragazzi va insegnato di stare dalla parte della giustizia, della verità, si deve insegnare loro che non si sta solo per rispetto dalla parte sbagliata. Io , sono stata studente, ma anche membro più volte di Consiglio d’Istituto e anche Dirigente di una scuola italiana all’estero, mi sono dovuta destreggiare tra le due parti, ho imparato tanto da queste esperienze, ho imparato a non dimenticare la mia gioventù ed ho imparato a non parteggiare senza riflettere.
I ragazzi occupano le scuole da sempre, e da sempre si contrappongono alla classe docente, ai genitori, al sistema. Sarebbe auspicabile che invece di occupare si organizzassero con l’autogestione. Ma cosa impedisce quest’ultima, da un lato la componente più vivace e anarchica dei ragazzi che nell’occupazione vedono libertà di azione, autodeterminazione e a volte anche il ribaltamento del ruolo e su questo psicologi, esperti etc hanno scritto tante verità e tante sciocchezze. I dirigenti ed i docenti spesso non fanno granché per scongiurare l’occupazione, perché diciamola tutta, poi possono rivalersi e soprattutto perché non sono in grado di gestire il dibattito e il confronto, più comodo lamentarsi e sanzionare che governare e gestire dissenso e richieste, la scusa per poter farsi valere e imporsi. I ragazzi quando occupano, entrano facilmente nelle scuole e spesso avvertono la dirigenza e i docenti, quindi per favore meno clamore e più verità e maggiore sforzo preventivo nello scongiurare queste azioni. In alcuni licei romani, quelli radical chic primi nelle classifiche Eduscopio, l’occupazione è tradizione, ormai i dirigenti scolastici sono sul taccuino dei giornalisti e ricevono un’attenzione mediatica a cui non si tirano indietro, spesso alimentando uno scontro poco produttivo e intelligente.
L’autogestione implica impegno da parte anche del corpo docente, implica un’organizzazione seria e una programmazione che vede insieme tutte le componenti di una scuola. E siamo sinceri dopo le occupazioni si creano plotoni di esecuzione, sanzioni durissime e poco istruttive, cattivi voti in condotta che possono portare a bocciature e la preclusione al massimo dei voti alla maturità, decisi da dirigente e collegio docenti con la inerme partecipazione dei rappresentanti di classe dei genitori e degli studenti, che non partecipano alla decisione sulle sanzioni da applicare, ma devono solo votare.
Lo ho vissuto sulla mia pelle, per tre anni di fila, ed ho sempre votato contro le sanzioni, un genitore rappresenta gli altri genitori e non credo debba infliggere sanzioni agli studenti, non ho paura a dirlo, non si cerca la complicità in azioni che non fanno parte del ruolo per cui si viene eletti, senza consultare gli elettori. Per non parlare dei rappresentanti degli studenti costretti ad esprimere un voto su punizioni da dare ai loro compagni di classe, consigli di classe, a volte non in presenza, in cui in due minuti ti costringono a decidere giorni di sospensione, voti in condotta, studenti costretti ad astenersi per non andare contro i professori e contro i propri amici. Insegniamo l’astensione e il timore, che ne pensa Gramellini, Crepet e molti altri? In alcuni licei si sospendono le gite, scusate viaggi di istruzione, e ci sono stati ragazzi che non hanno mai potuto fare una gita di classe in cinque anni di liceo, che bell’esempio caro Gramellini. Ma stiamo davvero facendo sul serio, parliamo di pace, dialogo, condivisione, confronto e poi con il coltello dalla parte del manico puniamo i nostri giovani, fate così con i vostri figli, oppure vi sedete a parlare per ore, e se vi mandano a quel paese li lasciate andare via senza tentare di convincerli a parlare? È facile la guerra, soprattutto se si ha un arsenale, il più forte contro il più debole, è davvero questa la scuola? Io credo che quei ragazzi seduti per strada a Via Sicilia abbiamo fatto bene ad agire così, credo che si debba parlare con loro e soprattutto ascoltarli, credo che bene facciano i ragazzi del Mamiani a volere i propri spazi.
Sì, ascoltare qualcosa che non si fa più! I dirigenti in questi anni hanno punito gli occupanti che hanno identificato, e mi chiedo come fotografandoli? Appostati davanti ai licei con dei libretti neri? E le autodenunce prima richieste come successo l’anno scorso al Mamiani, oggi rifiutate? E poi ditemi quanti sono entrati solo per le feste ed i dibattiti? Quelli non sono puniti? Se per occupare si intende varcare la soglia della scuola occupata mi dite che senso ha? Se di reato si parla vale per chi ci sta 24h e per chi entra per un’ora. Direi, che c’è un po’ di confusione e di certo non li si responsabilizza, ragazzi che occupano e vengono puniti in maniera esemplare ed altri no, ecco il modo migliore per spaccare una classe , per creare la divisione tra buoni e cattivi ma soprattutto tra leali e sinceri e sleali e bugiardi.…Sanzioni e sanzioni e come al Mamiani negati gli spazi comuni per il Collettivo per Spazio Futura, bella scusa quella che non c’è nessuno a vigliare il pomeriggio, meglio dire questa è una punizione e ce ne assumiamo la responsabilità. Con il ricatto e la ripicca si crescono figli/studenti vendicativi e irrisolti!!!!!
La stampa non racconta tutto, racconta la parte più interessante mediaticamente, per fare spettacolo e propaganda e sempre dei Licei di élite di grandi città. Mi dispiace per le tante splendide persone che si dedicano alla scuola con abnegazione, umanità e professionalità, anche in maniera volontaria. I genitori sono spesso poco collaborativi e sovente di parte, come è naturale che sia, ma se si vuole evitare che sia così occorre equilibrio da parte di tutti, occorre rispetto per le famiglie e soprattutto con i genitori si parla e ci si spiega, si ricevono quando chiedono un colloquio, sempre; non possono essere solo utili a raccogliere firme, soldi e circolari, si coinvolgono sempre su tutte le questioni importanti. L’educazione va coltivata in famiglia e a scuola, insegnare a vivere in maniera corretta e responsabile è un lavoro di squadra, non può essere affidata all’una o all’altra componente, il rispetto per i figli e gli studenti si alimenta con l’esempio.
Mi auguro che i dirigenti e i corpi docenti trovino maggiore equilibrio nel decidere le conseguenze delle occupazioni, che programmino momenti di autogestione e di dibattito, che ridiano gli spazi per permettere ai ragazzi di confrontarsi all’interno della scuola, che permettano ai ragazzi di viaggiare insieme, la gita è parte integrante del percorso formativo di una classe, di un gruppo, che i docenti non si sottraggano al confronto, che accompagnino le loro classi nei viaggi di istruzione con responsabilità e spirito costruttivo. Mi auguro che i 5 in condotta non precludano i risultati della carriera scolastica di chi ha occupato, mi auguro che i giornali e gli esperti raccontino le molteplici verità e non creino un circo mediatico che altro non fa che evitare i problemi reali, mettendo alla gogna l’una o l’altra parte, tenendo conto che, se a sbagliare sono gli adulti è più grave e più stigmatizzabile. Mi auguro che molte delle persone che conosco e che operano in questo settore con serietà, spirito costruttivo e passione prevalgano pacificamente su chi non pone interesse nelle problematiche reali. Mi auguro che lo Stato e la politica tutta, non sfrutti alcune situazioni ma che abbia a cuore il futuro di questo Paese. E a voi ragazzi e ragazze che vi state battendo per le vostre idee, giuste o sbagliate che siano, va il mio sostegno e la mia totale ammirazione, imparate ad ascoltare gli adulti e cercate di non chiudervi alle altre opinioni, accettate il confronto e i consigli, cercate la vostra strada, il nostro futuro siete voi e in voi noi riponiamo grandi speranze e aspettative. La giustizia, l’uguaglianza, la solidarietà e la pace devono essere le vostre linee guida, la NextGeneration siete voi, non dimenticatelo e ricordatelo a noi adulti non sempre pronti al dibattito e con la memoria corta. Costruiamo insieme un mondo migliore!
“I giovani hanno quasi tutti il coraggio delle opinioni altrui.” Ennio Flaiano