Perché la Via Crucis delle vittime della Terza Guerra Mondiale è stata una scelta giusta
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Perché la Via Crucis delle vittime della Terza Guerra Mondiale è stata una scelta giusta

La prima considerazione da farsi è che la Via Crucis delle vittime della Terza Guerra Mondiale combattuta a pezzi le ha fatte parlare tutte e non è stata capita da tutti

Perché la Via Crucis delle vittime della Terza Guerra Mondiale è stata una scelta giusta
La via Crucis al colosseo
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

8 Aprile 2023 - 12.16


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La prima considerazione da farsi è che la Via Crucis delle vittime della Terza Guerra Mondiale combattuta a pezzi le ha fatte parlare tutte e non è stata capita da tutti. Certamente non è stata capita dall’ambasciatore ucraino che come lo scorso anno ha contestato la scelta di far parlare un giovane ucraino è un giovane russo. L’anno scorso era toccato a due donne, russa e Ucraina. Perché ha espresso dissenso?  Ancora una volta sembra che la scelta sia stata percepita come equiparazione del dolore, dei dolori. 

A me sembra che la scelta del Vaticano, e probabilmente del Papa, sia la sola che coinvolge una voce russa nell’affermazione che come esiste  la Russia così esiste l’Ucraina, che poi è proprio quello che nega il regime di Mosca. 

Per questo la critica dell’ambasciatore ucraino dispiace. Non perché si debba per forza convenire, ma perché l’affermazione del punto più importante, l’esistenza di due popoli, con pari dignità e pari diritti, non viene vista per la necessità di ribadire un primato del dolore che non avrebbe pari valore, anzi sarebbe solo auto consolatoria. 

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I simboli contano, e Mosca lo sa benissimo. Per questo si ostina a parlare di nazificazione di un popolo per dire che essa è l’antitesi, mentre tutti sanno che anche al tempo Mosca seppe chiudere un patto con la Berlino nazista. La scelta di ieri, come quella dell’anno scorso, ci dice il contrario, ci dice che i popoli esistono e sanno riconoscersi. Dispiace che questa evidenza non risulti evidente. 

Per restare a questo capitolo della Via Crucis delle vittime della Guerra Mondiale combattuta a pezzi non può sfuggire che il giovane russo che ha perso i suoi cari nel conflitto ha detto che “tutti mi dicevano che dovevo essere orgoglioso, mentre io sentivo e vedevo solo dolore”. È la negazione del teorema di Putin, che ha trasferito sui combattenti il verso evangelico per cui nulla è più bello che sacrificarsi per i propri fratelli. L’invenzione putiniana di un Vangelo  bellicista, aggressivo, invasore, è stata respinta al mittente da un russo. 

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Se questo è stato il momento più importante per l’oggi, gli altri non sono stati certo da meno. E spiccano le voci delle tante donne violate, ferite, abusate, in campi di sfollati o paesi distrutti di cui poco si parla. Vittime di terroristi, di soldati, di trafficanti.

Cito ad esempio la storia di un migrante dell’Africa occidentale: «La mia via crucis – racconta – cominciò 6 anni fa, quando lasciai la mia città. Dopo 13 giorni di viaggio arrivammo nel deserto e l’attraversammo per 8 giorni, imbattendoci in auto bruciate, taniche d’acqua vuote, cadaveri di persone, fino a giungere in Libia. Chi doveva ancora pagare i trafficanti per la traversata fu rinchiuso e torturato fino a quando non pagò. Alcuni persero la vita, altri la testa».Andargli a dire che li aiuteremmo a casa loro, case molto spesso date alle fiamme, sarebbe stato e sarebbe comunque complesso. 

Una grande Via Crucis di dolore mondiale, che il papa convalescente ha seguito da Santa Marta. 

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